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Il comunicatore

L'amore per il giornalismo, la profonda conoscenza del mondo televisivo, il talento del conduttore.

Intervista a Maurizio Costanzo

14.03.2003 - Autore: Teresa Manuela Plati
Maurizio Costanzo nasce a Roma il 28 agosto del 1938. Inizia la sua carriera a 24 anni a Paese Sera, diventando nel 57 redattore al Corriere Mercantile. Nel 60 è già responsabile della redazione romana di Grazia, nel 78 è alla guida de La Domenica del Corriere. Attualmente scrive per Il Messaggero e Gente e conduce, da circa 19 anni il Maurizio Costanzo Show. Direttore di Canale 5 dal 1997, dal 1999 è Presidente di Mediatrade società del gruppo Mediaset che si occupa di fiction televisiva. Il più noto conduttore dItalia cresce con lidea fissa del giornalismo, la sua passione da sempre.   Dalla sua biografia leggo che è cresciuto con lidea fissa del giornalismo. Riguardo alle sue lezioni alla facoltà di Scienze delle Comunicazioni, cosè la prima regola che insegna ai suoi studenti e la prima cosa che osserva per valutare linterlocutore?   M.C.\"Innanzitutto preciso che non insegno Scienze delle Comunicazioni. Ho tenuto delle lezioni su Teorie e Tecniche delle Comunicazioni di Massa. Comunque, la prima regola per me importante per chi si affaccia al mondo del giornalismo, della comunicazione è fare questo lavoro con umiltà e passione naturalmente se cè un pizzico di talento, ma quello non si può imparare. Vedo spesso giovani che intraprendono questa professione con arroganza e ambizione, che non sempre si rivelano atteggiamenti vincenti, per quanto questo mondo richiede una bella dose di durezza. Nonostante questo, a mio parere, lintelligenza delle persone umili, pronte a mettersi in discussione, è una qualità rara che apprezzo molto come, del resto, la passione, quella vera in tempi in cui questo termine sembra essere andato in disuso, soprattutto nella pratica. La passione è la base per affrontare questo lavoro che richiede anche enormi sacrifici. Io stesso se non avessi amato quello che faccio, dopo anni di lavoro piuttosto duri non so se avrei potuto continuare.\"   E in corso dopera, verrà realizzato entro dicembre 01, un nuovo reality show Public Property della Pearson in cui un concorrente mette letteralmente nelle mani del pubblico la sua vita, diventadone appunto proprietà pubblica. David Lyle responsabile del dipartimento intrattenimento leggero - ha dichiarato:\"...bisognerà orientarsi sempre più verso programmi che mettano a rischio psicologico e fisico chi vi partecipa\". Come dire emozioni forti a tutti i costi. Crede che questo tipo di programmi avranno vita lunga?   M.C.\"Personalmente non sono favorevole a quei programmi che fanno violenza psicologica ai concorrenti. Figuriamoci! Gettare addosso ad un concorrente dei ragni vivi mi sembra eccessivo come si è visto in qualche programma nella stagione televisiva appena trascorsa o, quantomeno, quello mi sembra il limite massimo. Ne parlavamo poco tempo fa con Endemol, uno dei più noti costruttori di format (il Grande Fratello è suo, n.d.r.). Pensi che negli Stati Uniti va in onda un talk show in cui partecipano marito, moglie e amante. Questo non lo posso accettare. Lo spettacolo va bene, ma non si può giocare con la psicologia della gente, non esiste. Anche nelle trasmissioni di mia moglie i partecipanti mettono in piazza i loro sentimenti e, del resto, sono formulate in modo tale che lo show si fermi nellattimo in cui i protagonisti si incontrano, non va oltre. Saranno pure affari loro.\"    
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