Tale parziale difesa non toglie
però che Tarantino ha realizzato un’opera tronfia nel suo essere assolutamente
vuota: la riproposizione cinefila e giocosa degli stilemi visivi e
contenutistici degli exploitation targati anni ’70 si rivela fin dalle prime
scene un meccanismo ridondante e soprattutto vacuo, che ha reso –fin troppo -
evidentemente felice il suo autore ma impossibile da digerire.
Il primo,
fondamentale difetto di “Death Proof” sta nel ritmo narrativo, cadenzato su una
serie interminabile di dialoghi faceti che non portano a nulla se non al mero
compiacimento degli stessi: al termine di questo pomposo fiume di parole arriva
l’azione, adrenalinica all’inizio e poi sempre più esagerata, ridondante e
quindi tutto sommato fine a sé stessa. Questo schema, molto arduo da digerire
per gli manti dell’equilibrio tra parola e dazione, è ripetuto per ben due
volte, con il solo risultato di snervare lo spettatore ed irritarlo a causa del
sovraccarico di non-senso. Anche tutto il gioco di rimandi che Tarantino
vorrebbe instaurare con il suo pubblico più affezionato, come lui smanioso di
dare nuovo prestigio a tutto quanto è stato in passato declassato come “trash”,
si risolve in una quantità di accumulo di lungaggini che non sembrano portare
da nessuna parte. Anche la scelta del cast si rivela magari anche funzionale, ma
non certo brillante: la smisurata lista di starlet – compresa ahinoi Rosario
Dawson - che interpretano le combattive amazzoni nel film non riesce ad
elettrizzare più di tanto l’occhio dello spettatore, figuriamoci la sua mente.
E Kurt Russell dimostra ancora una volta che quando prende sul serio la sua
aria da duro si rivela immediatamente un attore dalle capacità piuttosto
limitate. I tempi di Carpenter sono ormai lontani, e si vede in pieno…
Sconclusionato e inutilmente ripetitivo, “Death Proof” è uno
degli esempi più eclatanti di cinema esploso, che sfugge al controllo del
proprio autore per eccesso di senso ludico: se Tarantino ha davvero ancora
qualcosa da raccontare, deve tornare su registri e toni che evitino
accuratamente allo spettatore il senso di scherno che questa sua ultima
pellicola trasmette. Giocare, scherzare, ammiccare è una questione: prendere in
giro è tutt’altra cosa…


NOTIZIE
Il cinema esploso di Tarantino
Dopo aver deluso al Festival di Cannes arriva venerdì nelle sale italiane "Death proof" il film splatter che Quentin Tarantino ha girato con il suo amico Robert Rodriguez con il titolo di "Grindhouse" e poi ha diviso in 2 film

01.06.2007 - Autore: Adriano Ercolani