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II parte

Forse anche gli americani apprezzeranno la malinconia lancinante di un Moretti che ancora una volta ha parlato di se stesso

13.03.2002 - Autore: Luca Perotti
Cè la sensazione che lo sguardo neutrale degli americani possa portare una ventata di sano equilibrio riguardo al giudizio su un film rimpinzato di encomi, soprattutto in Italia dove il consenso delle opere morettiane è talmente vasto da risultare a volte frutto di un pregiudizio eccessivamente favorevole. Forse il pragmatismo dei critici statunitensi metterà in risalto i punti deboli di un film che difetta di autenticità, che più che scavare nel torbido vortice del dolore operazione che necessita di una mano registica più esperta - si culla speranzoso sulla benevolenza di un pubblico-claque sulla cui complicità Moretti sa di potersi adagiare. O forse no. Forse anche gli americani apprezzeranno la malinconia lancinante di un Moretti che ancora una volta ha parlato di se stesso, esorcizzando una delle sue e delle nostre maggiori paure.          
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