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"I solitari" su Raisat Show
Dicembre e gennaio all'insegna di un nuovo appuntamento per il canale tematico dedicato allo spettacolo, Raisat Show. Per gli appassionati di teatro è in arrivo una serie di sedici monologhi celebri girati come minifilm da cinque registi e interpretati da attori giovanissimi.

18.12.2001 - Autore: Adele de Gennaro
Per i nostalgici dei venerdì teatrali della Rai e per chi non si accontenta della prosa offerta su Raidue da “Palcoscenico” in orari impossibili, l’unica proposta degna di attenzione in questo campo viene da RaiSat Show che, con le sue 2000 ore l’anno dedicate agli appassionati di musica, teatro, balletto e opera, continua ad ampliare la sua offerta tematica. E, anche se di RaiSat Show si è tornato a parlare per un ipotetico arrivo di Fabio Fazio come nuovo direttore va evidenziato che il canale satellitare – in esclusiva su Tele+ digitale – si arricchisce ora di un nuovo appuntamento dedicato ai cultori del teatro, “I solitari”, una interessante proposta nata per disegnare un percorso che inviti ad una riflessione sullo spazio teatrale.
Ecco, dunque, il contributo di RaiSat all’attenzione dei telespettatori: una serie di sedici monologhi noti e meno noti girati come minifilm e interpretati da altrettanti attori, in qualche caso giovanissimi e figli d’arte come nel caso di Lorenzo Lavia e Lorenzo Gleijesis. Diretti da cinque registi –Alessandro Berdini, Laura De Strobel, Giancarlo Marinelli, Marco Mattolini e e Matteo Tarasco- i monologhi andranno in onda il 29 dicembre alle 20,30 e dal mese di gennaio ogni venerdì alle 23,30, con repliche il sabato alle 9,30 e alle 15,30. Oltre ai testi più classici come “Essere o non essere?” dall’Amleto di Skakespeare, interpretato da Lorenzo Lavia, e “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello adattato da Giancarlo Marinelli e recitato da Giuliano Scaranello, il ciclo propone anche monologhi più vicini al pubblico giovanile tra cui “Vu”, tratto da “La misteriosa scomparsa della signorina W” di Stefano Benni, un gustosissimo monologo surreale ed ironico portato in scena anche da Angela Finocchiaro. Ma non solo. Oltre ai soliti Goldoni, Ibsen, e Beckett, vanno segnalati “Macchie” di Michael Frayn, un “divertissement” dall’atmosfera grottesca firmato da uno dei piu quotati autori del teatro inglese contemporaneo, “Il budino e l’aragosta” (tratto da “Sunshine”)di William Mastrosimone, intenso monologo di una giovane donna che lavora un un peep show, e “St, Nicholas” di Connor McPherson, un adattamento di Alessandro Berdini di una delle commedie più macabre e divertenti del drammaturgo irlandese. A legare questi minifilm, decisamente un’altra cosa rispetto alle riprese di uno spettacolo teatrale, è l’aria di sperimentazione. Il progetto pilota de “I solitari”, inoltre, è destinato ad allungarsi: in cantiere ci sono già altri dieci monologhi e, alla fine del ciclo, i ventisei minifilm saranno trasmessi all’interno del magazine di RaiSat Show \"Chi è di scena\".
Quanto alla possibilità di vedere spettacoli teatrali in Tv pagando solo il canone, il presidente della Rai Zaccaria non offre facili speranze. “Oggi il futuro è la televisione tematica, sia a pagamento che non a pagamento. Ecco, in questo periodo intermedio noi dobbiamo scegliere cosa produrre –per “Palcoscenico” produciamo 16 o 17 spettacoli all’anno - ed è una responsabilità non da poco. La nostra linea deve pertanto basarsi su scelte autorevoli, distribuzione sul terrestre e repliche sul satellite”. Sul tema interviene anche Giancarlo Leone, nel doppio ruolo di amministratore delegato di Rai Cinema e responsabile Divisione 1 e 2 Rai. “Credo che sia sbagliato – dichiara –dire che il teatro possa diventare linguaggio televisivo e viceversa. Lo sforzo della TV generalista deve essere quello di creare una rubrica, un magazine che promuova il teatro. Si deve incuriosire il pubblico, stimolarlo e spingerlo a tornare nei teatri”. Intanto, in assenza di un progetto concreto, non resta che la pay-tv. “Oggi il 22-23% del pubblico italiano ha la parabola – commenta l’amministratore delegato di RaiSat Francesco Di Domenico – ma probabilmente un canale tutto di teatro o tutto di musica non reggerebbero. Noi, invece, facciamo un’ibridazione di tutti gli spettacoli di musica, teatro, danza, balletti e opere. Ed è questa, oggi, la chiave giusta”.