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I segni del male

Dopo la nutritissima schiera di teen-horror americani che ha invaso gli schermi di mezzo mondo, ecco finalmente arrivare un film di genere 'adulto'. Nel cast Hilary Swank

The Reaping

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
     

  Dopo la nutritissima schiera di teen-horror americani che ha invaso gli schermi di mezzo mondo, ecco finalmente arrivare un film di genere “adulto”, in cui non c’è la solita banda di adolescenti alle prese con il fantasma o lo psicopatico sanguinario di turno. “The Reaping” infatti si rifà direttamente agli stilemi ed alle atmosfere di alcuni classici degli anni ’70, riprendendone in particolare alcune suggestioni visive. Purtroppo oltre questo però il film di Hopkins non riesce ad andare: in due o tre scene, soprattutto in quella che svela l’avverarsi della prima piaga, il film centra senza dubbio il bersaglio di inquietare lo spettatore regalandogli momenti di forte impatto cromatico. La sceneggiatura procede per accumulo di scene senza che la tensione salga durante lo svolgersi della storia, anzi accade esattamente il contrario: più ci si avvicina allo svelamento finale, meglio si ha chiara l’idea che finirà con la solita sciorinata di effetti speciali necessaria a coprire la mancanza di idee forti su come finire quanto cominciato. Hopkins dirige il tutto con mano autorevole ma  mai veramente ispirata, confezionando un horror di mestiere ma certamente poco incisivo. Da parte sua, la Swank ci mette la solita tenacia d’attrice, che se da un lato conferma una volontà di ferro dall’altro denuncia i limiti di un’interprete che, quando non trova il ruolo a lei congeniale, fatica ad imporre la propria qualità. In più la bella Hilary dota il suo personaggio di un sex-appeal che tutto sommato risulta incongruente con il carattere della Winter, di certo non aiutata da costumi decisamente troppo sexy. 

Interessante nella premessa, ed attraversato qua e la da un paio di scene ad effetto, “I Segni del male” frana in una seconda parte che cede al peccato del facile uso di effetti speciali dove avrebbe invece dovuto inquietare e spaventare con l’atmosfera e la forza del racconto da svelare. Alla fine l’operazione non riesce a colpire, e si limita lasciarsi guardare con malcelata indulgenza.