Venticinque anni sono passati dal 3 marzo 1991, il giorno in cui cinque poliziotti picchiarono duramente il tassista afroamericano Rodney King dopo un inseguimento, mettendo in moto una catena di eventi che portarono un anno dopo ai riot di Los Angeles. Il 29 aprile 1992, precisamente, quando quattro agenti responsabili del pestaggio – ripreso da un videoamatore – furono assolti da tutte le accuse da parte di una giuria composta in gran parte da bianchi. Nelle ore successive, la popolazione di South Central, quartiere difficile a maggioranza nera, si radunò e iniziò a mettere a ferro e fuoco la città, proseguendo nella violenta protesta per circa sei giorni, finché la Guardia Nazionale e i Marines non furono chiamati a contenere le violenze. A conti fatti, 55 persone furono uccise, circa 2000 ferite e i danni materiali si contarono tra gli 800 milioni e il miliardo di dollari.
Un disastro senza precedenti, scatenato da un unico, breve video che gettò benzina sul fuoco di un conflitto sociale e razziale che ancora oggi non sembra destinato a spegnersi negli Stati Uniti, dove nell'ultimo anno si sono registrati molti casi simili di violenza (tutti debitamente ripresi, visto il proliferare degli smartphone), che hanno portato alla nascita del movimento Black Lives Matter. John Singleton, regista di colore noto per Boyz n the Hood, Poetic Justice e 2 Fast 2 Furious, era presente al verdetto che scatenò tutto, e previde i riot con agghiacciante precisione: “Hanno acceso la miccia di una bomba”, disse.
Citiamo Singleton non a caso: Boyz n the Hood, uscito l'anno prima, è uno dei più famosi esempi di cinema sociale incentrato sulla difficile vita nei ghetti neri dei primi anni '90. Il cinema si è più volte interessato a questo argomento e ancora di più dopo i riot. Malcolm X di Spike Lee si apre, notoriamente, con il footage del pestaggio di King sovrapposto a una bandiera americana in fiamme. Con il suo ultimo film, Chi-Raq, Lee è tornato su questi temi, dimostrando che la fine dei riot non ha concluso un discorso gravissimo che ancora oggi è aperto più che mai. Il regista ha anche annunciato un film sui riot, scritto dallo sceneggiatore di 12 anni schiavo, John Ridley. Ma Lee aveva anche previsto tutto nel 1989, quando uscì il suo capolavoro Fa' la cosa giusta, che racconta l'esplodere delle tensioni razziali in un caldissimo giorno d'estate a Brooklyn.
Citiamo Singleton non a caso: Boyz n the Hood, uscito l'anno prima, è uno dei più famosi esempi di cinema sociale incentrato sulla difficile vita nei ghetti neri dei primi anni '90. Il cinema si è più volte interessato a questo argomento e ancora di più dopo i riot. Malcolm X di Spike Lee si apre, notoriamente, con il footage del pestaggio di King sovrapposto a una bandiera americana in fiamme. Con il suo ultimo film, Chi-Raq, Lee è tornato su questi temi, dimostrando che la fine dei riot non ha concluso un discorso gravissimo che ancora oggi è aperto più che mai. Il regista ha anche annunciato un film sui riot, scritto dallo sceneggiatore di 12 anni schiavo, John Ridley. Ma Lee aveva anche previsto tutto nel 1989, quando uscì il suo capolavoro Fa' la cosa giusta, che racconta l'esplodere delle tensioni razziali in un caldissimo giorno d'estate a Brooklyn.
Nel 1997 esce il film per la TV Riot, interpretato da Mario Van Peebles, Lucy Liu e Luke Perry e incentrato su quattro famiglie di diversa etnia coinvolte nei disordini di Los Angeles. Nel 2002 è la volta di Indagini sporche – Dark Blue, film di Ron Shelton in cui Kurt Russell interpreta un poliziotto corrotto alle prese con un caso durante i riot. Il film tratta della violenza ingiustificata della polizia, utilizzando i riot come ambientazione del terzo atto ma raccontando una storia di finzione parallela a quella reale. Ancora una storia di finzione è quella di American History X, in cui Edward Norton interpreta un neo-nazista di Venice Beach, California. Nel film si parla dei riot e, ovviamente, il tema del razzismo e della divisione tra bianchi e neri nella società americana è centrale. Così come è centrale in Freedom Writers, conHilary Swank nel ruolo dell'insegnante di un liceo di Long Beach, progettato per integrare studenti di etnie diverse. Un piano andato almeno in parte a monte dopo i riot, le cui storiche immagini aprono il film, ambientato due anni dopo. Da recuperare anche Rize, documentario sullo stile di danza Krumping, originatosi a South Central nei primi anni '90. Il film illustra anche la vita nel difficile quartiere di Watts, dove ebbe luogo un'altra famosa protesta violenta a metà anni '60. Non manca, infine, una versione satirica degli eventi: The L.A. Riot Spectacular racconta l'odio razziale della Los Angeles d'epoca con lo strumento dell'umorismo. Nel cast troviamo Snoop Dogg, Emilio Estevez e il pornodivo Ron Jeremy.
L'ultimo film a parlare, anche se tangenzialmente, dei riot di Los Angeles è stato Straight Outta Compton, biopic del gruppo rap N.W.A. che incendiò le classifiche proprio in quel periodo, con testi duri come “Fuck tha Police”. In una scena del film, vediamo i membri della band, tra cui Ice Cube e Dr. Dre, venire fermati da agenti di polizia e ammanettati a terra senza un motivo apparente. La loro musica intercettò lo zeitgeist dell'epoca con grande precisione, a riprova di come i riot fossero purtroppo inevitabili. Rodney King e il verdetto del processo furono solo una scusa, la goccia che fece traboccare un vaso già ricolmo da tempo.