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I ragazzi irresistibili

Duetti all'insegna della più divertita gigioneria, ma anche attimi preziosi di recitazione sopraffina. Da venedì sul grande schermo Jack Nicholson e Morgan Freeman insieme in "Non è mai troppo tardi".

Non è mai troppo tardi

23.01.2008 - Autore: Adriano Ercolani
In una stanza d’ospedale si incontrano due uomini che più diversi tra loro non potrebbero essere: il primo è proprio il proprietario dell’ospedale, il focoso ed irascibile Edward Cole (Jack Nicholson); l’altro è il pacato e riflessivo Carter Chambers (Morgan Freeman). Tra i due non c’è proprio nulla in comune, tranne un dramma: ad entrambi resta più o meno un anno di vita. Quando Edward scopre che l’altro sta buttando giù una lista delle cose che vorrebbe fare prima di morire, decide che è giunto il momento di reagire alla malattia, ed insieme a questo sconosciuto prova a realizzare tutto quanto è stato scritto su quel semplice pezzo di carta. Il viaggio che i due intraprendono insieme servirà non solo a cementare una nuova e profonda amicizia, ma soprattutto per sistemare proprio alla fine quanto nella loro vita non ha funzionato.

Probabilmente ormai siamo colpevolmente di parte, ma quando c’è una leggenda come Jack Nicholson di mezzo ci si diverte sempre. Ed il caso di “Non è mai troppo tardi” è a questo proposito ancor più significativo, perché non si tratta certo di un lungometraggio memorabile: Rob Reiner dimostra di avere ormai un modo di girare vagamente vetusto e polveroso, e l’intera storia si regge su una sceneggiatura retorica e dolciastra, quando invece avrebbe potuto spingere sul tasto prezioso del melodramma.
Però c’è appunto Nicholson come protagonista, spalleggiato da un altro grandioso interprete come Morgan Freeman, ed allora le cose cambiano, eccome. I duetti tra i due sono – e poteva essere altrimenti? –all’insegna della più divertita gigioneria, ma in almeno un paio di scene ci regalano attimi preziosi di recitazione sopraffina, ed aggiungono quel tocco di drammaticità ad un film che ne rimane stranamente privo; in particolare, l’ultimo incontro tra i due personaggi è da antologia.

In più, se si vede proprio la figura di Edward Cole come sostanzialmente aderente al suo grande interprete, anche lui dedito all’edonismo più sfrenato nella vita passata, ci si commuove ancor di più nel vedere che Nicholson in fondo in questa pellicola sembra mettersi definitivamente a nudo, mostrando agli spettatori il suo volto invecchiato, il corpo appesantito, insomma un uomo che ormai inizia ad essere soprafatto dall’età. Eppure rimane sempre lui, l’istrione impareggiabile, e anche nella sua sincera ammissione di naturale sottomissione al tempo che passa continua imperterrito a stupire. E’ il più grande attore al mondo, per chi scrive senza dubbio il più grande nella storia del cinema. Ed allora non vale la pena spendere il prezzo di un biglietto soltanto per continuare ad ammirarlo sul grande schermo? La risposta è scontata…