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I Migliori Horror dell'anno

Nell'infinita lista di pellicole destinate ad un target giovanile, che l'industria hollywoodiana continua a considerare spensierata e vagamente inebetita, si possono comunque segnalare almeno un paio di prodotti realizzati con coerenza

Silent Hill

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
  Partiamo immediatamente con una precisazione doverosa quanto deprimente: parlare per quest’anno di “migliori horror” risulta a nostro avviso una definizione piuttosto imprecisa, in quanto la qualità media delle pellicole uscite è stata a dir poco mediocre. L’involuzione che il genere ha subito in questi ultimissimi anni sta portando ad un prosciugamento di contenuti sconcertante: ormai l’horror contemporaneo sembra essere un giocattolo a molla, dove l’effetto viene determinato dal solito colpo di scena, senza che vi sia all’interno del meccanismo alcuna ricerca di introspezione psicologica, o meglio alcuna capacità di approfondire le dinamiche interne al genere stesso. Nell’infinita lista di pellicole destinate ad un target giovanile, che l’industria hollywoodiana continua a considerare spensierata e vagamente inebetita, si possono comunque segnalare almeno un paio di prodotti realizzati con coerenza. Il primo è senza dubbio il bel “Silent Hill” (id., 2006) di Christophe Gans, rielaborazione cinematografica del famosissimo videogioco: l’intelligenza del film sta soprattutto nell’aver riproposto con attenzione le atmosfere desolate e la splendida ambientazione del videogame, costruendovi sopra una storia dia risvolti magari prevedibili ma senza dubbio funzionali al genere. Bellissimo nella confezione, accurato nella sceneggiatura, “Silent Hill” è probabilmente il miglior adattamento fino a dora realizzato da un videogame. L’altra pellicola horror che vale la pena citare è il sanguinolento “La casa del diavolo” (The Devil’s Reject, 2005), uscito in primavera e destinato a diventare un piccolo cult negli anni a seguire. Dopo il bislacco esordio di “La casa dei 100 corpi” (House of 1.000 Corps, 2003), la rockstar Rob Zombie ha dimostrato un interessante capacità di rivisitare il genere contaminandolo con una vena eversiva che sembra uscita direttamente dalle migliori pellicole “contestatrici” degli anni ’60 e ’70; anche se in alcuni momenti la furbizia fa capolino, l’idea di mescolare lo splatter più radicale alla ribellione contro lo status quo di una società castrante e distratta fa sicuramente presa sull’occhio più attento degli spettatori. Per il resto, su ciò che la produzione americana ed asiatica ci ha consegnato quest’anno è meglio soprassedere…