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I cento anni di Gary Cooper

I cento anni di Gary Cooper

gary cooper

14.04.2003 - Autore: Luca Perotti
A cento anni dalla nascita e a quaranta dalla sua scomparsa ci sembra doveroso rendere omaggio ad uno degli artisti capaci di annullare la semplice definizione di attore. Gary Cooper, infatti, incarna, insieme a pochi altri, la figura del mito di celluloide che ha oltrepassato i confini della cronaca per approdare nella leggenda. La carriera prestigiosa e il carisma individuale si combinano dando vita ad un influsso quasi divino, trasmesso al pubblico di ogni età con effetti di raro magnetismo. Nel 1961 lAcademy Award gli assegnò lOscar alla carriera per le sue memorabili performance sullo schermo e per il lustro e il riconoscimento che, sia come attore sia come individuo, accordò al mondo del cinema. Fu il suo amico fraterno James Stewart a ritirare la statuetta al suo posto e a non riuscire ad arginare la commozione quando rivelò al pubblico che Gary stava lottando contro il cancro. Linappuntabile e laconico playboy del Montana avrebbe abbandonato la vita, e Hollywood, tre mesi più tardi, dopo una carriera luminosa iniziata nel 1926 con The Winning of Barbara Worth. La sua educazione rurale favorì il suo esordio in ruoli da comparsa nei panni del cowboy nei Western muti degli anni Venti, dopo una breve gavetta come stuntman. Dopo il suo ultimo silent movie, lepico The Virginians del 1929, il decennio successivo costituì per Gary Cooper, alla pari del coetaneo Clark Gable, una fase della carriera memorabile. Nonostante gli esordi tra pistole e cavalli, Frank Cooper (questo il suo vero nome; fu il suo agente ad affibbiargli quello darte di Gary per non confonderlo con un altro attore!), divenne via via più versatile nel corso della carriera. Conquistò il suo primo Oscar nel 1941 con Il sergente York di Howard Hawks, ma non dimenticò mai che fu il genere americano per eccellenza a permettergli lingresso nel mondo del cinema e a donargli la notorietà. Infatti, nel 1952 fu di nuovo gratificato per Mezzogiorno di Fuoco di Fred Zinneman, forse il più classico tra i film western di tutti i tempi. Gary collaborò con tutti i registi illustri dellepoca: Joseph Von Sternberg (Marocco), Frank Capra (E arrivata la felicità; Arriva John Doe), Billy Wilder ( Arianna), Howard Hawks (Colpo di Fulmine), Cecil B. De Mille (La Conquista del West), solo per citarne alcuni. Il suo matrimonio con Veronica Balfe, figliastra di un pezzo grosso della Borsa di New York, fu preceduto da innumerevoli e pubblicizzate love stories: Cooper fu uno degli uomini più desiderati e ambiti dal sesso femminile: famosi i suoi flirt con le colleghe Marlene Dietrich e Clara Bow. Il più chiacchierato, comunque, sbocciò dopo le nozze, sul set di The Fountainhead: la passione travolgente tra lui e la coprotagonista Patricia Neal e la susseguente separazione con la moglie ricoprirono a lungo le pagine dei giornali prima della riconciliazione duratura con Veronica. Si cimentò nelle parti moralmente enigmatiche e difficili di molte opere drammatiche, oltre ad esibire spiccate doti di disinvoltura e malizia nei ruoli da commedia, a testimonianza di un eclettismo invidiabile. Le parole di un altro mito americano, John Barrymore, ne sono una testimonianza: Gary è il più grande attore del mondo. Lui può fare, senza nessuno sforzo, ciò che il resto di noi impiega anni a cercare di imparare: essere perfettamente naturale.