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I 75 anni di Hayao Miyazaki: 5 film per celebrare il maestro degli anime

Buon compleanno, Miyazaki-san! Il genio dell'animazione giapponese compie 75 anni. Li celebriamo ricordando alcuni dei suoi massimi capolavori

Hayao Miyazaki

05.01.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Hayao Miyazaki, uno dei più grandi geni dell'animazione mondiale, compie 75 anni. Un traguardo che il regista festeggia a quasi tre anni dal suo ultimo film, Si alza il vento (2013), con il quale si è ufficialmente ritirato dalle scene. La sua carriera era iniziata cinquant'anni prima, nel 1963, quando fu assunto come animatore alla Toei Animation. Da allora non si è più fermato: prima ha lavorato in TV, firmando la regia di svariati episodi della prima serie di Lupin III e poi il capolavoro Conan, il ragazzo del futuro. Al cinema è approdato nel 1979 e il resto, come si suol dire, è storia. Una storia che ora celebriamo con quelli che secondo noi sono i cinque capolavori più rappresentativi della sua carriera.

 
Dopo aver firmato gran parte della prima stagione di Lupin III, quella con la giacca verde, Miyazaki fu incaricato di portarne le gesta al cinema per la prima volta. Ma Il castello di Cagliostro è ben più di un lungo episodio di Lupin da proiettare nelle sale: trascende la sua origine televisiva per diventare un gioiello di animazione, impregnato di forte romanticismo, comico e commovente, drammatico e rocambolesco. Un'avventura che ha cementato per sempre il mito di Lupin III e ha lanciato la carriera cinematografica del maestro.

 
Con il successo di Nausicaa (1984), Miyazaki poté fondare lo Studio Ghibli insieme a Isao Takahata. Il mio vicino Totoro ne divenne ben presto il simbolo: il Totoro, creatura mitica a metà strada tra un orso e un procione, fu scelto per rappresentare il Ghibli nel suo logo ufficiale. Il film in sé è la summa di molti dei temi del regista, su tutti il rapporto tra uomo e natura. Al centro ci sono infatti le vicende di una famiglia (padre, madre malata e due sorelle) che si trasferisce in campagna, dove le bambine scoprono un mondo incantato invisibile agli adulti. C'è anche più di un tocco autobiografico: la madre di Miyazaki soffrì per anni di tubercolosi spinale, la stessa malattia che affligge la madre delle protagoniste. Il cinema di Spielberg non è lontano.

 
Uno dei massimi capolavori di Miyazaki, giunto tardi in Italia. Porco Rosso narra le gesta di un ex pilota fascista ai tempi del regime di Mussolini. Diventato cacciatore di taglie per fermare i pirati dell'aria sulla costa dalmata, Marco Pagot (nome che omaggia l'animatore italiano, con cui Miyazaki lavorò ne Il fiuto di Sherlock Holmes) ha assunto, per via di una maledizione che non viene mai spiegata, l'aspetto di un maiale antropomorfo, che si fa chiamare Porco Rosso per via del colore del suo idrovolante. Anche qui, Miyazaki ne approfitta per dar sfogo alle sue ossessioni: figlio di un ingegnere aeronautico attivo durante la Seconda Guerra Mondiale, sin da bambino è ossessionato dagli aerei e spaventato dalla guerra. Porco Rosso diviene un'ode al pacifismo, in cui viene pronunciata la battuta che, più di tutte, rimane impressa della filmografia di Miyazaki: “Meglio maiale, che fascista”. Temi simili sarebbero stati ripresi nel suo film di commiato, Si alza il vento.

 
Il film che fece scoprire Miyazaki all'Occidente e che fu per poco il maggiore incasso nella storia del Giappone, battuto subito dopo da Titanic. Princess Mononoke riprende i temi ecologisti cari al regista mettendo in scena uno scontro tra progresso e forze ancestrali della natura nel Giappone medievale. Ancora una volta un capolavoro, ma davvero spiazzante: abituati alla tenerezza di storie e personaggi del cinema di Miyazaki, i fan sono rimasti colpiti dalla violenza grafica di Mononoke e dal suo tono maggiormente adulto.

 
Fu il film che consacrò la fama internazionale di Miyazaki grazie all'Oscar vinto come miglior film d'animazione. Si tratta del primo anime giapponese a ottenere un tale riconoscimento. La città incantata torna ai toni più consoni del cinema di Miyazaki, raccontando l'epopea di una ragazzina sperduta in un mondo parallelo, popolato da creature della mitologia giapponese. Temi come il confronto tra modernità e tradizione, tra civiltà e natura, sono sempre centrali, così come è importante la figura di Chihiro, ennesima ragazza forte del cinema del maestro. Un film in grado di sciogliere anche i cuori di pietra e farli lacrimare copiosamente in un finale commovente ma mai forzato o melodrammatico.