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"Hell's Kitchen"

"Hell's Kitchen"

Hell's Kitchen

14.04.2003 - Autore: Valentina Bisti
Un gruppo di adolescenti rimane coinvolto in un affare di droga che si conclude con la morte di due ragazzi. Hayden, il più piccolo del gruppo, viene ucciso per errore da Patty mentre Johnny resta ferito e abbandonato dall\'amico che lo crede morto; per questo lo stesso Patty comunica a Gloria (Angelina Jolie), la ragazza di Johnny e sorella di Haiden, che è stato il suo ragazzo ad uccidere il fratello. Passano cinque anni e Johnny esce di prigione per tornare a Hell\'s Kitchen e diventare pugile. Intanto Gloria medita vendetta, mentre la sua situazione familiare precipita sempre di più dato che sua madre Liz (Rosanna Arquette), dopo la morte del figlio, ha cercato consolazione nell\'eroina diventando tossicodipendente.   Il commento Il regista esordiente Tony Cinciripini inizia la sua carriera cinematografica con un film che ripercorre la storia di un gruppo di ragazzi che vivono tra droga, violenza, disagi. E una New York già vista, già raccontata, che non aggiunge niente a tutti i film che descrivono le notti brave dei ragazzi di un quartiere come Hells Kitchen. Le musiche, che si alternano velocemente come a voler descrivere meglio le diverse situazioni, sono le uniche note positive di questo film. Per il resto la storia è abbastanza scontata e noiosa. I personaggi, alla fine del film, assumono dei connotati talmente patetici che sembrano usciti da unaltra pellicola. \"Hell\'s Kitchen\" è datato 1998 e negli Stati Uniti non è stato un grande successo; da noi viene presentato a tre anni di distanza probabilmente per sfruttare la fama e il fascino di Angelina Jolie che due anni fa aveva di interessante solo un film per la tv (\"Gia\") e che poi è diventata famosa in tutto il mondo per il film Il collezionista di ossa e per il premio Oscar ricevuto per \"Ragazze interrotte\".   In sintesi Meno male che in una storia che non coinvolge, almeno cè il viso dellattore Johnny Whitworth che rimane impresso per la sua forza e la sua espressività.   Il giudizio Solo senza lode  
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