Guy Pearce è un attore che non teme i ruoli fuori dagli schemi. Lo abbiamo visto di recente in Prometheus, nascosto sotto chili di lattice, ma lo ricordiamo anche nei panni del “memorabile smemorato” di Memento, il film che portò alla fama Christopher Nolan, e nel thriller di David Michod, Animal Kingdom. Ora lo ritroviamo nel ruolo di un cattivissimo vice-sceriffo in Lawless, dove combatte il contrabbando di alcoolici nell'America del Proibizionismo. Si tratta della sua terza collaborazione con il regista John Hillcoat, che lo ha anche diretto in La proposta e The Road. Accanto a lui – o per meglio dire contro di lui – Tom Hardy e Shia LaBeouf. La nostra intervista.
Interpretare il ruolo dell'antagonista nel film vuol dire doverti rapportare in questo modo con gli altri attori sul set?
Per ogni attore è diverso, credo. Abbiamo intrapreso questo progetto con grande rispetto gli uni per gli altri e la volontà di capirci a vicenda e dimostrare che eravamo pronti a lavorare insieme. Veniamo da posti diversi, c'erano americani, australiani e britannici, ma abbiamo condiviso lo stesso approccio e lo stesso desiderio di fare del nostro meglio per John e per rendere migliore il film. Io e Tom volevamo che l'antagonismo nel film sembrasse vero, perciò dovevo essere sicuro di dare a lui quello che gli serviva e vice versa.
Hai fatto molta ricerca per sviluppare il personaggio?
No, mi sono affidato allo script. Il carattere del mio personaggio era già evidente nella sceneggiatura. Il modo in cui sviluppo un personaggio è difficile da spiegare, ma si basa su quello che trovo su carta e quello che c'è nella mia testa. La mole di lavoro da fare nei film dipende sempre da quanto bene un personaggio sia sviluppato nel copione, e di certo un copione di Nick Cave è molto dettagliato.
Il look del tuo vice-sceriffo è molto particolare. Come lo avete ideato?
C'erano delle fotografie d'epoca che John ha usato come riferimento. I look di Charlie Rakes viene da una delle foto, una grande immagine che ci ha colpito. Nel mondo ci sono persone affascinanti e John ha grande occhio nell'ideare l'aspetto di ogni personaggio, dal più importante alla comparsa.
È difficile rappresentare la violenza nei film o è solo questione di tecnica?
È una cosa principalmente emotiva, come ogni scena in cui devi rappresentare un aspetto del tuo personaggio, che sia la violenza o una scena d'amore, o ancora un monologo. Tutto sta nel trovarne il cuore. La violenza è spesso terapeutica, una terapia pericolosa, certo, ma sempre terapia.
Pensi mai a esperienze personali per ispirarti nella recitazione?
A volte, ma non ne sento il bisogno, onestamente. Penso che la mia immaginazione sia sufficiente e torno sempre a leggere la sceneggiatura. A volte basta guardare la pubblicità di un rotolo di carta igienica per piangere, e non è la carta igienica a farci piangere ma qualche collegamento subconscio che non riusciamo a inquadrare. Quindi non è necessario legare a livello conscio una scena con la propria vita.
Come ti sei rapportato con Tom Hardy sul set?
Giocavamo ad Angry Birds! Quando lavori a film violenti trovi un modo leggero e divertente per rapportarti con gli altri, credo come contrappeso. Lo fai senza pensarci. Ho anche lavorato a progetti con storie più semplici ma durante i quali ho sofferto, a causa di una dinamica non naturale tra chi ci lavorava e di una mancanza di onestà e fiducia. E ho fatto in particolare un film con un regista astioso in cui tutti erano stressati e non si sopportavano. Ma sui set di John Hillcoat nessuno si pugnala con le forchette di plastica!
Sapevi di voler fare l'attore sin da giovane?
Beh, sapevo che mi piaceva recitare e mi permetteva di sfogarmi molto da ragazzo. Ma non mi sarei mai immaginato di farlo per il resto della mia vita perché non ero così previdente. Ero un piccolo opportunista...
E quanto è cambiato tutto? Quando hai capito che avevi una carriera davanti?
Ho avuto una piccola crisi quando mi stavo avvicinando ai trent'anni, perché facevo troppi film e non avevo mai pause. Mi sono preso un anno sabbatico e ci ho riflettuto molto. È stato allora che ho capito che volevo davvero fare l'attore. Era una cosa che facevo da quando avevo sette o otto anni e stavo ancora lavorando sulla base di una decisione presa da bambino, perciò avevo bisogno di fare un passo indietro da adulto e capire che avevo davvero le qualità per farlo, senza perdere la prospettiva infantile e tutto il divertimento del lavoro.
Lawless è distribuito in Italia da Koch Media.


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30.11.2012 - Autore: M.T.