NOTIZIE

Gli dei del cinema scelgono Alexander Payne

Abbiamo intervistato l'uomo che ha fatto piangere George Clooney in "Paradiso amaro"

Alexander Payne

25.01.2012 - Autore: Pierpaolo Festa
Può l’Oscar essere una maledizione? Secondo Alexander Payne sì. “L’anno in cui è uscito ‘Sideways’ è stato un disastro – ci confessa il regista - È stato un disastro vincere l’Oscar. Il mio divorzio è stato un disastro. Ho dovuto cercare una nuova sistemazione. E poi c’è stato il disastro di un intervento che ho subito. In questi anni ho avuto a che fare con tanti problemi”. Perché dunque una statuetta di trenta centimetri in oro può rappresentare un disastro per uno dei pochi autori di Hollywood che ha il privilegio del final cut? “Il problema quando hai successo e fai un altro film è che ti ritrovi prigioniero nel pensare quale tra gli attori più famosi sarà disponibile in quei sei mesi in cui lo girerai. Chiaramente, quelli con i soldi vogliono importi il loro protagonista preferito, anche se lui o lei non sono adatti a quel tipo di ruolo. La cosa più importante è mai accettare compromessi quando si cerca un protagonista. E io sono grato agli dei del cinema di avermi dato George Clooney”.

Paradiso amaro, intervista ad Alexander Payne. Sul set del film con Clooney

Paradiso Amaro” (recensione) segna il debutto delle lacrime di George Clooney davanti alla macchina da presa:  “Penso che vederlo piangere sia molto interessante. Siamo abituati a vedere Tom Hanks piangere, ma non avevamo mai visto George farlo”. L’ora passata al fianco di Alexander Payne è una conversazione a pieno regime in cui il regista chiede di parlargli in italiano “lo ho studiato e lo conosco bene, avevo un amore a Firenze”. Ma è il cinema il suo più grande amore: “Ho da poco compiuto cinquant’anni, mi auguro che nei prossimi cinquanta girerò tanti altri film e ne vedrò altrettanti”.

Ci tieni a sottolineare l’armonia che si crea quando lavori con gli attori. I tuoi film sono sempre profondi, e hanno sempre un ritmo molto calmo. Quanto ti piace, dunque, stare sul set che è un ambiente molto caotico?
I miei set sono calmi in realtà. Me lo dicono gli attori e lo prendo come un complimento: mi dicono che lavorare nei miei film è una delle esperienze più tranquille della loro carriera. Probabilmente perché amo tantissimo fare film, più di ogni altra cosa.  

In “Paradiso amaro” Clooney si trova a dover fare i conti con l’imminente morte della moglie. Il tema della perdita lo hai già trattato spesso nel tuo cinema, come mai?
Buona domanda (a quel punto Payne si prende due minuti di silenzio per riflettere). Non voglio suonare pretenzioso, ma non ti sembra che la vita ruoti intorno alla perdita? Perdiamo tempo, perdiamo le persone che amiamo. E alla fine perdiamo anche le nostre vite. Al cinema la perdita è un tema costante: penso a “La dolce vita”, e cioè la perdita dell’innocenza. Forse tutti i film parlano della perdita.

Paradiso amaro, intervista ad Alexander Payne. Il regista sul set del film

L’altro tema, tanto caro ai film indipendenti americani, è quello della famiglia disfunzionale e come attraverso un confronto con essa, i personaggi siano in grado di andare avanti. Come mai secondo te è un tema così comune?
Be’ non credo sia soltanto di proprietà del cinema americano. Penso, ad esempio, a “Rocco e i suoi fratelli” o “Il padrino”. Oppure anche a Edipo, dai! Non lo ho mai visto come un trend degli indie movies, anche se è proprio così, penso soprattutto a bei film com e “I Fratelli McMullen” o “I Tenenbaum”… forse perché tutti abbiamo una famiglia, no?

Una curiosità, nel cast di “Paradiso amaro” troviamo anche Michael Ontkean, lo sceriffo de “I segreti di Twin Peaks”. Lo hai ingaggiato perché sei un fan della serie?
Un po’ perché mi piace come attore in generale, sin da quel film sull’hockey che ha interpretato con Paul Newman nel ’78. Ed è un amico: vive alle Hawaii e mi ha detto che avrebbe voluto tanto lavorare con me. Gli ho risposto: “non ho un ruolo con battute però”. E lui: “Va bene lo stesso”. Era felice di esserci. In quanto a “Twin Peaks”, mi piaceva tanto, specialmente la prima stagione. Sono anni che non lo vedo, non so come sia invecchiato nel corso di questi anni. è ancora interessante?

Film.it: Sì, fa ancora paura…

Come hai vissuto questa esplorazione del dolore alle Hawaii?
Sin dall’inizio sapevo che girare lì mi avrebbe emozionato, anche perché non avevo mai visto Honolulu in un film. Mi interessava inserirmi in quella società, anche se loro sono molto sospettosi degli outsider. Quello che non sappiamo sulle Hawaii è che possono anche essere un posto crudele: la gente muore tutti i giorni anche lì, mentre nuota, a causa degli squali, oppure decidi di fare una lunga escursione e poi non torni più. Quelle isole possono essere un posto davvero minaccioso. Eppure girare in quel paradiso ti provoca una sensazione particolare: ricordo di aver letto la biografia di David Lean in cui diceva di quanto fosse rimasto ossessionato dal deserto durante le riprese di “Lawrence d’Arabia”. Lui andava fuori nel deserto a guardare le stelle di notte, si sentiva piccolissimo sotto quel cielo e, allo stesso tempo, provava una sensazione di immenso potere. La stessa cosa è successa a me.

Paradiso amaro, intervista ad Alexander Payne. L'attrice Shailene Woodley

Nel film hai lavorato anche con giovani attrici. Come ti sei trovato a dirigerle?

Non era il caso di dirigerle troppo e forzarle a fare ciò che volevo. Bisogna sempre trovare qualcuno che abbia una certa naturalezza in modo che, una volta davanti la macchina da presa, non sembra che stia recitando. Ed è un cosa più difficile quando hai a che fare con attori giovani. In passato ho avuto qualche problema, invece: una volta ho scelto un’attrice per il mio film “Election” - non sto parlando del ruolo di Reese Witherspoon, ma di quello della sorella omosessuale. Avevo dato il ruolo a questa attrice (pare che Payne si riferisca a Thora Birch di “American Beauty”, n.d.r.) e lei, durante le prove, ha cominciato a crearmi problemi. Avevamo difficoltà a lavorare insieme e i produttori mi hanno detto: “Va tutto bene, sii forte. Lei è alla ricerca di una figura paterna. Un regista deve essere anche un po’ uno psicologo, no?”. E io ho risposto: “Non se ne parla proprio! Sto facendo un film cazzo!”. Così ho deciso di licenziarla.    

Parliamo un momento dei silenzi nel tuo cinema. Come crei quelle sequenze?

Sono già in sceneggiatura. Ma in realtà i miei film hanno tanto dialogo. Eppure sono più interessato al silenzio, forse perché amo le commedie del cinema muto.

Cosa ti fa divertire al cinema oggi?
Non saprei…

Magari un film come “Una notte da leoni”?
No, quello è un pessimo film! Recentemente ho visto “Midnight in Paris” e penso che sia delizioso. Cercavo di evitarlo perché me ne parlavano tutti benissimo, perfino mia madre!

Che ne dici dei film di Judd Apatow?
Sono buoni a livello di dialoghi, cinematograficamente invece non funzionano sempre. In realtà penso che la commedia americana stia vivendo un periodo d’oro sul piccolo schermo. Dalla satira di Jon Stewart e Stephen Colbert a Tina Fey e “30 Rock”.

E’ vero che hai scritto una stesura di “Ti presento i miei”?
Sì, l’ultima. E non mi hanno citato nei titoli: per avere il tuo nome su un copione devi applicare importanti cambi in struttura, non basta modificare i dialoghi. Eppure io e il mio co-sceneggiatore abbiamo inventato tutto l’ultimo atto del film. La cosa buona quando ti citano è che sei sicuro che sarai pagato, perfino quando scrivi un film stupidissimo come “Io vi dichiaro marito e marito”. Ricordo che il cachet preso per “Jurassic Park 3” era davvero emozionante.

Paradiso amaro, intervista ad Alexander Payne. Payne sul set di Sideways

A sette anni da “Sideways”, ti capita ancora di incontrare Paul Giamatti e bere Merlot insieme a lui?
Di tanto in tanto sì. Paul è un amico. Vedo i suoi film: lo ho adorato ne “La versione di Barney”, nonostante non si trattasse di un ottimo film. Recentemente lo ho visto anche in “Le idi di marzo”. Era fantastico.

A parte fare tanti film, che altri obiettivi hai per i prossimi cinquant’anni?
Vedere il mondo, forse avere un figlio e sicuramente pianificare quello che farò dai 100 ai 150 anni…
 
Paradiso amaro”, in uscita il 17 febbraio, è distribuito dalla 20th Century Fox.

Per saperne di più
Leggete la recensione del film
Guardate il trailer
Golden Globes: il trionfo di Clooney