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Gina Carano, dal ring a Hollywood

Intervista alla protagonista di Knockout

Knockout

22.02.2012 - Autore: Pierpaolo Festa
Ci sono due storie da raccontare sulla carriera di Gina Carano, una di queste è ambientata su ring chiusi da gabbie metalliche e set di programmi televisivi americani, l’altra invece riguarda una telefonata di Steven Soderbergh. La storia dell’inizio della sua carriera cinematografica.

Campionessa di arti marziali miste, ingaggiata nel 2008 dal team di American Gladiators che le ha appioppato il soprannome di Crush, la Carano è stata scoperta da Soderbergh mentre il regista faceva zapping in TV. Tutto è cominciato da una sconfitta, quella per il titolo dei pesi piuma: “Mi ha chiamata il mio agente, dicendomi che un tizio di nome Steven Soderbergh voleva incontrarmi. Io non ne volevo sapere, non sapevo chi fosse e soprattutto avevo un occhio nero… chi avrebbe voluto incontrarmi? E’ successo tutto quattro giorni dopo la mia sconfitta e io non l’avevo presa affatto bene”.

“Non sono una che rimane fino alla fine dei titoli di coda – scherza la Carano – non sapevo davvero chi fosse Soderbergh. Quando mi hanno detto che era il regista di Traffic, allora la mia curiosità è aumentata”. Qualche mese dopo la telefonata, Gina si ritrova a Dublino, pronta a distruggere una suite d’hotel facendo a botte con Michael Fassbender sul set di Knockout – Resa dei conti, action thriller presentato al Festival di Berlino, dove abbiamo incontrato la neo-attrice.

Gina quanto è stata dura recitare con attori del calibro di Fassbender, Ewan McGregor, Michael Douglas e Antonio Banderas?
All’inizio ero in imbarazzo insieme a tutti quegli attori esperti. D’altra parte, sapevo che anche io potevo offrire qualcosa di concreto sul set con le mie abilità. Sono riuscita a superare l’imbarazzo sia con il sostegno dei miei colleghi, ma anche pensando alla recitazione come ad andare in palestra. Quando vado ad allenarmi mi sento a disagio all’inizio, quando mi ritrovo a dare pugni in aria da sola. A poco a poco quella sensazione scompare.

Quanto sul set di Knockout hai aiutato i tuoi colleghi a impegnarsi nelle sequenze di combattimento?
Per quel che riguarda le coreografie, non volevo insegnare nulla a nessuno. Se erano loro a chiedermi qualcosa, io li incoraggiavo sempre. In quanto alle scene di combattimento: lottare senza colpire realmente nessuno sul set è un privilegio. Mi provocava la stessa adrenalina di un combattimento, senza però che scorresse del sangue. Anche se un paio di volte anche io mi sono fatta male: è capitato di schiantarmi contro un muro, ad esempio. Però dai, chiamiamolo “dolore positivo”.

Poco prima di ricevere la chiamata di Steven Soderbergh, sei stata sconfitta in un importante combattimento per il titolo. Come vivi le sconfitte?
Nella mia carriera, sono stata sconfitta nel peggiore dei modi. È devastante quando lavori sodo e alla fine non va come avevi pianificato o come speravi. Eppure, può capitare che da una sconfitta tu possa rialzarti come la fenice: se avessi vinto quell’incontro, magari non starei qui a parlare con voi. Non avrei mai interpretato il film.

E adesso? Hai intenzione di continuare la tua carriera di attrice?
Certamente! Andrò in California a studiare recitazione con un insegnante. Voglio farlo per bene. Ho appena avuto una seconda offerta per un film: un thriller che si intitola In the Blood e che sarà diretto da John Stockwell. Dopo Knockout, ho letto diverse sceneggiature, non vi nascondo che molte mi hanno fatto appisolare. In questo nuovo film però, riesco a vedermi nel personaggio a cui somiglio un bel po'. Tutto il contrario di Knockout: quando ho letto il copione, ho capito che Mallory Kane è totalmente il mio opposto.

Knockout – Resa dei conti, in uscita il 24 febbraio, è distribuito da Moviemax.

Per saperne di più
Anteprima: Botte da orbi per McGregor e Fassbender

 

 

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