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Ghost Rider

Tratto da un fumetto della Marvel ecco arrivare nelle sale italiane l'ultimo campione d'incassi del box office americano. Con Nicholas Cage ed Eva Mendes

Ghost Rider

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
   

    Abituati ormai ad un tipo di pellicole sui super-eroi che ne mostrano a fondo le sfaccettature emotive e la complessità psicologica – vedi soprattutto “Hulk” (id., 2003), la saga di “Spider-man” (id., 2002) o l’ultimo splendido “Batman Begins” (id., 2005) – trovarci di fronte ad un film che si pone come puro intrattenimento e nessun approfondimento è una sensazione quasi spiazzante. 

Mark Steven Johnson, regista che si è già cimentato con il genere nel deludente “Daredevil” (id., 2003), dimostra anche in questa pellicola di essere capace di allestire uno spettacolo dignitoso ma assolutamente superficiale: probabilmente questa è l’idea che sta alla base di questa produzione, che di certo non lavora sull’approfondimento della sceneggiatura o sull’eleganza della messa in scena. Dove in passato Christopher Nolan, Sam Raimi e lo stesso Ang Lee ci avevano regalato opere di enorme valore artistico, Johnson realizza un prodotto d’intrattenimento popolare nel senso forse meno nobile del termine: “Ghost Rider” si regge infatti su uno schema logico e narrativo piatto, che in moli momenti arriva ad essere banale, su cui si muove una regia tutto sommato accademica. Ma se la confezione si regge comunque su livelli di sufficienza, sono le interpretazioni degli attori a rovinare ulteriormente la qualità del film: soprattutto un imbambolato Nicolas Cage sembra completamente fuori ruolo, non aiutato di certo dall’impacciata Eva Mendes e dai una serie di comprimari. Alla fine si salva soltanto il mefistofelico Wes Bentley.    

L’unico vero pregio di “Ghost Rider” sono gli ottimi effetti speciali che rendono poderoso il personaggio dell’infernale vendicatore; a parte questo risulta davvero difficile trovare altri appigli per salvare questo blockbuster che in più di un’occasione scivola in momenti di rozzezza davvero inusitati – vedi ad esempio la cavalcata notturna attraverso il deserto, nel pre-finale del film.

Scanzonato, bislacco, eccessivamente lieve, “Ghost Rider” si propone come prodotto destinato a divertire in sala ed a essere dimenticato in fretta. Peccato soprattutto per la prova opaca di Nicolas Cage e degli altri attori. Possibile che alla fine il teschio infuocato dagli f/x risulti la figura più espressiva tra tutte quelle messe in scena?