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Festival di Roma: Dario Argento e William Friedkin a confronto

I due grandi registi incontrano il pubblico e conversano sulle loro opere

William Friedkin e Dario Argento

20.10.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Due giganti del cinema internazionale a confronto. Dario Argento e William Friedkin hanno incontrato il pubblico al Festival di Roma e discusso delle loro rispettive opere, commentando insieme spezzoni dei loro film, da Profondo rosso a L'esorcista. “Il film horror è arte – spiega Friedkin svelando perché ami la filmografia del collega italiano – non tanti critici lo prendono sul serio, purtroppo”. E: “Ammiro il lavoro di Dario come ammiro un'opera d'arte moderna. Sarebbe impossibile per me scegliere il suo film che preferisco: come scegliere il mio Rembrandt o Michelangelo preferito”.

“I miei film nascono dalle paure profonde, dall'inconscio, dalla sessualità. Questo spiega perché si siano diffusi nel mondo: non raccontano una storia italiana ma che è di tutti e per tutti”. Argento loda l'opera di Friedkin, di cui sceglie una delle sequenze più famose de L'esorcista. Ma dice di amare molto anche i suoi famosi inseguimenti, quelli de Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles. “Ho filmato tre o quattro inseguimenti nella mia carriera – risponde Friedkin – e credo siano la forma più pura di cinema, sin dall'epoca del muto. Potresti anche togliere il sonoro e sarebbero comunque efficaci. E non possono essere realizzati in nessun altro medium, in un libro, a teatro, in un dipinto. Sono un puro prodotto di cinema”.

E ricorda quella volta che incontrò Alfred Hitchcock: “Stavo girando l'ultimo episodio di The Alfred Hitchcock Hour. Un giorno Hitchcock viene sul set, io mi presento e gli dico quale onore sia conoscerlo. Lui mi guarda e dice: 'Di solito i nostri registi indossano la cravatta'. Qualche anno dopo, la sera in cui stavo ritirando il Director's Guild Award per Il braccio violento della legge, lo vedo sotto il palco. Mi avvicino – indossavo uno smoking a noleggio e un papillon di quelli che si attaccando con la molletta – e gli faccio: 'Che ne pensi ora della mia cravatta, Hitch?'. Ma lui, purtroppo, non ricordava”.