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Fare cinema in una favela
I segreti del successo di Cidade de Deus": l'adattamento del libro, gli attori non professionisti, le riprese dentro una favela.

30.04.2003 - Autore: Matteo Nucci
Racconta Meirelles che l'adattamento del libro di Paulo Lins è stata impresa titanica. Dare centralità alla figura di Buscapé era necessario per creare un'unità necessaria al film. L'abbondanza di personaggi doveva però essere colta e il lavoro, assieme allo sceneggiatore, Braulio Mantovani, si è rivelato straordinariamente creativo, soprattutto per fondere più personaggi in uno solo. Dodici sono state infine le sceneggiature prodotte, con l'aiuto di Katia Lund e soprattutto degli attori.
Gli attori costituiscono infatti uno dei pilastri del film. Innanzitutto perché scegliere ragazzi non professionisti provenienti dalle favelas è stato quel 'di più' che pare abbia convinto Lins nel cedere a Meirelles anziché ad altre proposte. Ma anche perché il lavoro con duecento giovani, preparati con tutte le attenzioni, per sei mesi, in un corso di Guti Fraga (attore che ha fondato e dirige un teatro nella favela di Vidigal), ha portato a definire perfettamente i dialoghi e le scene, eliminando quel che i ragazzi stessi sentivano poco realistico. Pare che solo alla fine, quando si è cominciata l'opera di traduzione, Meirelles e Mantovani si siano accorti delle frasi telegrafiche, ripetitive, scurrili cui erano stati 'costretti' dai loro attori (di cui i principali: A. Rodrigues per Buscapé, Leandro Firmino da Hora per Ze Pequenho, Jonathan Haagensen per Cabeleira, Phelipe Haagensen per Bené, Seu Jorge per Mané Galinha).
Quanto alle riprese, la storia spiega meglio di qualsiasi altro accenno la durezza della realtà raccontata dal film. Dice Meirelles che quando mancavano sei mesi alle riprese, la troupe entrò a Cidade de Deus per girare un corto. Lui stesso era già entrato, ben protetto da una 'scorta' del posto, nella favela, dove dopo trenta metri un bambino gli aveva puntato la pistola alle spalle. La protezione però aveva evitato ulteriori problemi. Quando si cominciò la prova, poi, tutte le organizzazioni del narcotraffico ne erano al corrente e si erano dette d'accordo. Nonostante ciò, gli ostacoli furono subito infiniti. Dagli interventi sul copione da parte del 'padrone' fino alle incessanti eco dei colpi di pistola. Meirelles decise allora di girare altrove, in una favela più tranquilla, "dove il 'padrone' ha quarant'anni ed è più maturo rispetto ai boss ventenni di Cidade". Tutto andò bene, la popolazione accolse la troupe con entusiasmo e dedizione. Ma che era successo prima? Il copione era arrivato fino al carcere di Bangu, dove era stato approvato dal "padrone" con alcune condizioni: che si ingaggiasse manodopera nella favela per creare il maggior numero di posti di lavoro, che si rendessero riconoscibili tutti i veicoli della troupe, che si avvertisse con precisione degli orari di entrata ed uscita e che si pagassero le location e le comparse secondo quanto stabilito dal "padrone" stesso.