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F. Battiato - "Perduto Amor"

"Perduto Amor" è la storia di un'iniziazione spirituale. Battiato la racconta con uno stile - neanche a dirlo - musicale. E la sua è una prova ottima. Anche se, a sentir lui, non è stato affatto difficile.

Battiato

12.04.2007 - Autore: Giulia Nucci
E dopo Ligabue ci prova anche Battiato. In questi ultimi anni gli artisti amano mettersi alla prova diffondendo il proprio messaggio attraverso nuovi linguaggi. Evitano così di rimanere legati alla sfera artistica in cui più si sono cimentati. Sembra insomma che ci sia un grande desiderio di esprimersi in forme diverse dalle proprie. Ma la prestazione di Battiato non conosce pari. Nel debutto cinematografico del cantautore catanese si respira infatti la sua immensa cultura oltre alla sua spiccata sensibilità.   Il film si apre con una frase melodiosa e profonda: "Il nascere e il morire sono nella vita i soli due momenti autenticamente reali, interrotti solo da qualche sprazzo di veglia". Tutto il resto sembra essere un sogno. "Perduto Amor" è infatti un film che censura la realtà. Franco Battiato l'ha detto esplicitamente. "Non volevo descrivere le sventure umane, ma raccontare ciò che amo del mondo".   Al centro del film sta il percorso di crescita di un ragazzo siciliano, Ettore, tra gli anni '50 e '60. La sua formazione è descritta in tre momenti differenti: l'infanzia, l'adolescenza e la maturità. Tra gli otto e i nove anni, Ettore (Luca Vitrano) si divide tra i giochi e gli insegnamenti di un coltissimo aristocratico, Tommaso Pasini (Gabriele Ferzetti), figura fondamentale della storia visto che è lui ad introdurre il ragazzo al mondo della cultura.   Intorno ai vent'anni, Ettore (Corrado Fortuna) è diventato una persona molto seria che sta cercando se stesso in una Sicilia che gli va sempre più stretta. Bellissima la scena in cui, seduto su un gradino in una piazza gremita di gente felice e danzante chiacchiera con un amico e gli manifesta il suo reale desiderio di abbandonare l'isola.   Nell'ultima parte del film il protagonista è invece a Milano, città dove entra in contatto con il ristretto mondo della musica, per poi comprendere il suo vero desiderio: scrivere. Qui il suo percorso di ricerca personale sembra concluso. Ettore è diventato ora davvero presente a se stesso.   Nonostante la storia del protagonista sia il filo conduttore del film, il personaggio di Ettore non si impone prepotentemente sulla scena, lasciando spazio a ciò che lo circonda. Il regista dà così la possibilità di respirare perfettamente l'atmosfera siciliana e milanese di quegli anni. Lo stile narrativo non è consequenziale. Battiato segue i processi del pensiero, che attraverso le associazioni meccaniche della memoria, torna indietro nel tempo senza una logica successione.   Gli attori sono prevalentemente siciliani. Il protagonista è un giovane venticinquenne, Corrado Fortuna (Tanino nell'ultima fatica di Paolo Virzì: 'My name is Tanino') che interpreta perfettamente la parte. Ottima anche Donatella Finocchiaro nel ruolo della madre di Ettore ("Ho finalmente potuto liberare il mio accento catanese!"). In generale, però, resta impressa la mano di Battiato. A sentir lui, non è stato nemmeno così difficile: "non c'è una grande differenza tra linguaggio cinematografico e musicale, per me un film è infatti più un lavoro compositivo che tecnico".