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Emmanuelle Seigner: amo Polanski e odio Godard

L'attrice francese si racconta a Film.it e annuncia un nuovo film con il marito Roman Polanski: "Ma non rifarei mai Luna di fiele"

Emmanuelle Seigner

12.09.2012 - Autore: Pierpaolo Festa
Falsa partenza con Emmanuelle Seigner. Ci vuole un po' prima che l'attrice, musa di Roman Polanski - che la ha sposata nel 1989 - si apra e smetta di dare risposte brevi. Specialmente sulle domande che riguardano il marito e gli ultimi due anni vissuti nel dolore durante la sua prigionia: "Non posso parlare di questo" è la sua risposta standard. Quando Film.it la incontra a Venezia, l'attrice sfoggia un look molto ribelle con capelli biondo platino, jeans chiari e una maglia bianca con sopra la faccia di Marilyn Monroe. Parliamo con lei in occasione di L'homme qui rit, il film di chiusura della Mostra ispirato al romanzo di Victor Hugo e interpretato anche da Gerard Depardieu. "Questo è il cinema che amo di più - racconta - Il problema degli autori francesi è che spesso si dedicano troppo al realismo. Personalmente penso che il cinema debba far sognare".

Emmanuelle Seigner intervista Roman Polanski Festival di Venezia 2012
La Seigner in L'homme qui rit. Eccola negli altri ruoli che ha interpretato al cinema

Recentemente la Seigner è tornata a tutto campo al cinema (ha girato tre film in un anno), a teatro (dove ha interpretato Il ritorno a casa di Harold Pinter) e nella musica (ha appena inciso il suo terzo album). Ma qual è la priorità? "Quella di lavorare con gente piena di talento. Ci sarà sempre un regista bravo da scovare o un produttore musicale geniale".

Essere così multitasking è un marchio di fabbrica delle artiste francesi?
Ma no! Quante attrici ci sono in America che hanno anche cantato? Mi viene in mente Marilyn Monroe che canta per il presidente, ma anche Scarlett Johansson o Juliette Lewis che hanno inciso dei dischi. E poi anche gli uomini come Sinatra o Joaquin Phoenix...

Cosa ti emoziona di più quando sei sul palco a cantare dal vivo?
Tutto. Proprio tutto.

Ok, ma quanto durano i tuoi concerti?
Una sessantina di minuti.

Solo un'ora?
Il fatto è che ho realizzato fino ad ora due album e quindi non ho tante canzoni. Non le amo tutte allo stesso modo e dunque non voglio cantarle tutte. Però ho appena inciso il terzo album a New York quindi adesso potrò durare anche a un'ora e venti minuti...

Emmanuelle Seigner intervista Roman Polanski Festival di Venezia 2012
Sul palcoscenico nel 2010

Di che album si tratta?
E' un po' punk e lo ha prodotto Adam Schlesinger. Il mio terzo album è anche il mio secondo inciso in inglese: non mi piace cantare in francese, soprattutto dal vivo.
 
Torniamo al cinema, in L'homme qui rit ti vediamo nei panni di una principessa di un'altra epoca. Eppure il regista Jean-Pierre Améris ha detto che cercava tra gli attori volti moderni...
Be' la mia testa è moderna, non ha per niente la forma di una principessa del Seicento. Devo dire che certi aspetti di questo ruolo mi hanno innervosita: mi avete visto in quel costume di scena e con quella acconciatura? Ero gonfia.. ci volevano ore per truccarmi e ore per andare in bagno! In pratica interpreto una stronza malefica (la Seigner usa la parola francese Salope) ma il contesto è bizzarro e rende il tutto buffo e divertente.

Cambiamo argomento per un momento: recentemente hai sostenuto Nicolas Sarkozy alle ultime elezioni presidenziali in Francia. Come mai hai deciso di esporti politicamente in pubblico?
Non lo avevo mai fatto prima. E' stata una cosa importantissima per me. Sono triste che Sarkozy non sia stato eletto e sono certa che non sarò la sola a pensarlo nel giro di cinque anni. Credo che sia stato un buon presidente, uno veramente competente ed efficace. In questo momento la Francia ha bisogno di qualcuno come lui. Avevo voglia di sostenerlo dopo tutte le critiche gratuite e accanite che ha subito. So bene che nel mio mestiere la maggioranza vota a sinistra. Mi detesteranno... me ne frego.

Torniamo al cinema: hai lavorato con tuo marito Roman in tre film. Accadrà una quarta volta?
Torneremo a lavorare insieme molto presto. Non ne posso parlare però: è un progetto segreto.

Sarà una cosa alla Luna di fiele? Ti piacerebbe riprendere quel ruolo?
Assolutamente no. Quando è uscito quel film sono stati tutti così violenti con noi. Erano scioccati verso il film. All'epoca non capivo: ero giovane e non pensavo alle reazioni, ma oggi non avrei le palle di farlo! Oggi viene considerato un cult, ma all'epoca vi assicuro che ci hanno odiati.

Come mai?
Be' uscito negli anni Novanta: c'era tanta paura dell'Aids e il sesso era considerato il male.

Emmanuelle Seigner intervista Roman Polanski Festival di Venezia 2012
In versione fetish nell'immagine iconica di Luna di fiele (1992)

Però quel film ti ha dato la notorietà?

Mi ha permesso di lavorare con Julian Schnabel soprattutto. Lo ho incontrato a Venezia anni fa, mi ha detto di avermi adorato in Luna di fiele. Mi diceva che meritavo un Oscar per quel ruolo e continuava a ripetere: "un giorno lavoreremo insieme". Quando ha girato Lo scafandro e la farfalla sono andata al provino - c'è andata mezza Francia - ma se Julian dice una cosa, la fa. Sono entrata nel suo ufficio e lui mi ha ricordato quello che c'eravamo detti anni prima e ha mantenuto la parola.

Recentemente hai lavorato con Dario Argento. Come è andata sul set di Giallo?
Un'esperienza un po' bizzarra direi, perché credo che il film non sia mai uscito. Dario è velocissimo: ti permette un solo ciak, quindi è meglio che fai bene. E' stato strano ma interessante.

Godard ha lanciato la tua carriera con Detective, che ricordi hai di quella esperienza?
Non ci siamo capiti troppo con Godard. Non dovrei dirvelo perché gli devo tanto: lo so che è un mito, ma sul suo set ero parecchio nervosa. Lui era troppo cerebrale e non capivo granché. Mi ha preso perché facevo la modella, solo per il mio corpo, e non smetteva di ricordarmelo. E' stato orribile. Qualche anno dopo ha scritto un libro in cui mi prevedeva una carriera nel porno. Credo che fosse abituato alla gente che lo ammirava, io invece me ne fregavo altamente. Ero proprio punk! Non posso dirvi altro, anche io ho fatto cose spiacevoli. Non ci siamo capiti.

Charlotte Gainsbourg ha detto che lavorare al cinema è come trovare una seconda famiglia. Vale anche per te?
No, per me è solo un lavoro. Di certo ci sono eccezioni come quando ho trovato un amico in Julian Schnabel. Lui però è anche un artista e dipinge. Amo le persone che fanno più cose. Anche io sono così. Ma in quanto a fare parte della comunità cinematografica francese, non mi interessa affatto. Anzi mi disgusta direi.

Emmanuelle Seigner intervista Roman Polanski Festival di Venezia 2012
Con il marito Roman Polanski

La nostra domanda tradizionale: qual era il poster che avevi in stanza quando eri una ragazzina?

C'era Lou Reed su quel muro. Sono sempre stata una sua grande fan. Era il mio idolo.

Ti è capitato di conoscerlo?
Sì abbiamo lavorato insieme per Berlin con Julian Schnabel. E' stato lui a farmelo conoscere. “Ho una sorpresa per te" - mi ha detto. E' uno dei ricordi più belli della mia vita.