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Edmond

Il nuovo film di Steuart Gordon, fuori concorso a Venezia, interpretato da un magistrale William Macy, fa uscire gli spettatori con il mal di pancia

Edmond

12.04.2007 - Autore: Giulia Villorresi
C’è una categoria di attori di cui tutti ricordano la faccia ma di cui nessuno ricorda il nome. Tra questi c’è William Macy. L’avete visto in Fargo, in Magnolia, in Seabiscuit, l’avete visto in un sacco di film. Avete visto la sua faccia compressa, un po’ laida, con le guance gommose e gli occhi ipnotizzati. Steuart Gordon non poteva scegliere un attore più appropriato per il suo Edmond. 

Edmond è un fallito dell’amore e della vita, è un uomo d’affari senza aspirazioni, è una nullità e il suo tempo sta per scadere. Una sera, dopo che una chiromante gli ha detto: - Non appartieni al luogo in cui ti trovi -, Edmond torna a casa, lascia la moglie e si lancia per le strade di New York con un centinaio di dollari nel portafoglio. Ma rifarsi la vita in una sola notte, con un centinaio di dollari, è piuttosto dura. Il povero Edmond battezza la sua nuova vita in un baratro suburbano, dove deve bisticciare con le puttane per il prezzo dell’amore, fare a botte con i teppisti per farsi rispettare, difendersi dalla solitudine e crearsi una nuova filosofia, che lo introduca ad una vita diversa, sincera, esaltata, senza mezzi termini, una vita dove si può dire tutto, si può fare tutto, persino uccidere.

Edmond è reso da Macy l’incarnazione autentica dello squallore, del nessuno, dell’uomo che lotta per il super uomo senza riuscirci, una sorta di Taxi Driver postmoderno, solo che questa volta l’attore non è De Niro e il regista non è Scorsese. E si sente. Si sente tutto il peso di un film che non riesce a reggere il peso dello squallore. Nonostante la grande interpretazione di Macy, senza vergogna, totalmente devoto al personaggio, e nonostante le apparizioni pregiate di Julia Stiles, Joe Mantegna, Mena Suvari, Dylan Walsh, il film di Gordon sprofonda in uno sgradevole assalto allo spettatore, accerchiato da una storia che oltre alla turpitudine e alla disperazione non riesce a mostrare nient’altro. È come se il film affondasse nel suo stesso fango.
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