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Documentari al Nuovo Cinema Aquila

Vi presentiamo "Un sueño a mitad" e "Ombre di luce", interessanti produzioni che tentano di raccontare in maniera non preconcetta il nostro presente

Ombre di luce - Locandina

27.03.2011 - Autore: Adriano Ercolani
Come già ampiamente risaputo - ma ancora a nostro avviso non si è posta la degna attenzione al problema – in Italia manca quasi completamente un circuito ufficiale che permetta al documentario di arrivare ad un pubblico quello strettamente “di nicchia” dei cineclub o dei festival.

A Roma il Nuovo Cinema Aquila, luogo che ad esempio ospita da anni il R.I.F.F., permette a molti documentari la visibilità in sala, e non soltanto durante la rassegna appena citata. Proprio durante la kermesse organizzata e diretta da Fabrizio Ferrari abbiamo potuto vedere – in una sala completamente riempita – “Un sueño a mitad” del regista e sceneggiatore Francesco Apolloni, incentrato sulla bizzarra e simbolica vicenda di tre architetti che appena dopo la rivoluzione cubana furono incaricati da Fidel Castro di costruire tre edifici, tre scuole d’Arte nel processo di espropriazione dell’Avana Country Club. Il cubano Riccardo Porro e gli italiani Vittorio Garatti e Roberto Gottardi tentarono di realizzare un’idea di architettura che restituisse al popolo cubano e alla gloriosa rivoluzione il senso storico e etico di quello che era avvenuto. Purtroppo per motivi ancora a loro non ben chiari la costruzione venne fermata, sintomo evidente della svolta più dura e radicale della politica cubana dopo la crisi missilistica dell’ottobre del 1962.

Realizzato in varie tappe, scandito dai ricordi dei tre architetti e soprattutto sul loro desiderio di vedere terminato un progetto che andava ben oltre la semplice opera di costruzione per diventare idealistico -  come d’altronde la grande architettura è - “Un sueño a mitad” ha il suo punto di forza nel fascino dei tre protagonisti e nel montaggio preciso con cui vengono seguite le idee e le speranze che portarono a questo utopico ma affascinante tentativo.

Un altro documentario che si può vedere al Cinema Aquila dal 28 al 31 marzo è “Ombre di luce” di Massimo D’Orzi, lavoro che racconta di un corso di scrittura creativa svoltosi alla Sapienza di Roma, mentre nell’autunno del 2008 dentro l’Università si percepiva il vento di protesta del movimento dell’Onda. Come nel documentario di Apolloni, anche in questo il filo conduttore è più ideale che specificamente narrativo: D’Orzi tenta di coniugare con coraggio tempi e immagini che vogliono costruire e restituire più l’atmosfera di quel tempo invece che un racconto precisamente scandito. Il tentativo non sempre riesce, ma in alcuni momenti “Ombre di luce” riesce a raccontare senza parole e senza la retorica accademica del “documentario a tema” le idee e le sensazioni di chi partecipò a quel singolare workshop e al tempo stesso subiva l’influenza soprattutto psicologica di cosa stava succedendo fuori da quell’aula.

Attraverso il breve racconto di questi due piccoli ma a loro modo significativi documentari speriamo di stimolare i lettori alla ricerca attenta –e purtroppo ostica, anche nelle città più grandi – di questo tipo di produzioni che tentano di raccontare in maniera non preconcetta il nostro presente. 


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