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Dicono di lui
Dicono di lui

10.05.2001 - Autore: Valeria Chiari
IL LIBRO
E la notte più triste perché sto per andar via e non tornerò indietro Ho cercato di convincermi che lasciare delle persone non è la cosa peggiore che puoi far loro. Può risultare triste, ma non deve obbligatoriamente essere una tragedia.
Inizia così il breve romanzo di Hanif Kureishi Nellintimità : da queste frasi si srotola una attenta disanima della felicità e dellinfelicità, in cui il protagonista, sposato da sei anni e padre di due bambini, racconta in maniera crudele e struggente del suo addio al passato. E una valutazione dei sentimenti che non sono più e che forse non sono mai realmente stati; un resoconto degli anni delladolescenza, della trasgressione, dei sogni mai realizzati, delle frustrazioni, delle paure e delle responsabilità.
Mentre tenta di riempire la valigia, rivela al lettore, silenzioso ascoltatore, gli amori passati, gli amici perduti e tutte le debolezze che gli hanno fatto lasciar irrisolti molti problemi della propria vita, lasciandosi scuotere solamente dallinfelicità ed escludere dalla felicità altrui.
Lo scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi, assurto recentemente a grande notorietà per il suo interessante lavoro cinematografico East is East e Il Buddha delle periferie -, scrive una cronaca disperata ma universale, in cui la continua e sconfortante ricerca della propria identità rivela lirresoluto male di vivere.
Hanif Kureishi
NELL\'INTIMITÀ
Bompiani, Milano, 1998, pp. 107, L.10.000
HANIF KUREISHI
Quando Patrice ha voluto incontrarmi per fare del mio libro un film, mi sono detto che si poteva provare. Il suo entusiasmo mi aveva incuriosito ed ero convinto che sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe uscito fuori dal nostro incontro. Un po come quando due personaggi di un film si incontrano senza parlarsi e cominciano a interessarsi piano piano luno dellaltro.
Patrice era ossessionato dalla storia del libro. Aveva anche letto i racconti che fanno parte della raccolta Nightlight Ci siamo incontrati moltissime volte e alla fine siamo riusciti a creare una storia insieme E affascinante vedere quello che due estranei sono capaci di fare quando si appassionano alla stessa cosa. In una collaborazione la cosa più difficile è riuscire a trovare un terreno di incontro, di intesa, che permetterà di lavorare insieme Le nostre conversazioni e le nostre passeggiate a Londra sono diventate subito come un gioco. Abbiamo parlato di pittura, di Francis Bacon, di Lucien Freud e dei corpi che dipingevano Per me creare un opera darte, qualsiasi essa sia, vuol dire prendere in prestito delle informazioni un po ovunque e attraverso una specie di visione realizzare un insieme armonico Un argomento che mi interessa molto è anche quello della politica delle relazioni personali, quello che accade tra le persone, soprattutto tra uomini e donne. Mi piace sapere cosa succede quando provano a vivere insieme... Sottostiamo ad una sorta di ideale occidentale della vita a due: felici insieme per sempre. Vorremmo tutti che fosse così. Ma come riusciamo a vivere con qualcuno senza rischiare di distruggere proprio questa felicità?
KERRY FOX
Quando ho incontrato per la prima volta Patrice Chéreau diversi mesi prima di cominciare a lavorare in Intimacy non avevo alcuna idea di chi fosse. Mi ha parlato delle sue idee e delle fonti per la sceneggiatura che stava scrivendo. Ma cosera la vera intimità tra due persone? Questa domanda mi aveva già attraversato la mente e lopera di Hanif Kureishi mi era assai familiare anche se non avevo letto né Intimacy né i racconti Love in a blue time. Patrice mi ha osservata attentamente per valutare la mia reazione al carattere sessualmente esplicito del soggetto. Ho sostenuto il suo sguardo fingendo indifferenza.
Soltanto dopo questo incontro ho saputo chi fosse e cosa avesse fatto. E raro e apprezzabile incontrare qualcuno senza essere influenzati dalla sua reputazione. Penso che questo mi abbia permesso di essere aperta e in confidenza con Patrice. Malgrado tutto sono andata al nostro secondo appuntamento meglio preparata ed è stato là che ho fatto lerrore, non così infelice in fondo, di dire a Patrice che non avevo paura del ruolo, cosa che mi è stata in seguito chiesto di dimostrare.
Quando Patrice mi ha scritturata per il film ero in uno stato di choc ed esitazione. E diventata una questione di fiducia. Mi ero impegnata a riporre una fiducia assoluta nelle sue indicazioni e di colpo mi sono avventurata in territori che non avrei probabilmente mai esplorato. Patrice mi ha aiutata a spingere i miei limiti di attrice e ha orientato il mio lavoro in direzione opposta a quella in cui avevo labitudine di muovermi. E stata una sfida continua, ma senza mai antagonismo o paura una cosa che non posso certo dire delle altre mie esperienze cinematografiche.
Kerry Fox nata nel 1966 a Wellington, Nuova Zelanda, dà inizio alla sua carriera cinematografica con il ruolo complesso e schiacciante della scrittrice Janet Frame, nel film diretto da Jane Campion Un angelo alla mia tavola, premiato al Festival di Venezia di quellanno (1990). Da quel momento la carriera di Kerry Fox si è divisa tra lAustralia e lInghilterra. Della ventina di ruoli che ha avuto nel cinema, uno dei più notevoli è probabilmente quello di Juliet nel film culto di Danny Boyle Piccoli amcidi tra amici.
MARK RYLANCE
Se ho accettato di lavorare con Patrice, è perché non ho mai incontrato un regista che mi avesse contattato così educatamente. Ma durante le riprese di Intimacy ho scoperto un regista che si rimetteva costantemente in discussione e che rimetteva anche me in discussione. Era una storia difficile da filmare. Come indica il titolo, si tratta di intimità e lintimità tra chiunque, esige la fiducia e la sincerità. Patrice mi ha ricordato che in teatro come nel cinema, noi che raccontiamo storie dobbiamo diffidare dei trucchi del nostro mestiere. Ciò che ha apparenza di verità può essere solo una maschera, o una versione della verità. Patrice è sempre stato alla ricerca dellessenza della relazione che unisce i personaggi. A volte non riuscivo a capire se gli davo quello che voleva, ma vedendo oggi il film mi rendo conto fino a che punto lui e il suo meraviglioso direttore della fotografia Eric (Gautier), hanno saputo cogliere frammenti di recitazione improvvisati, selvaggi, in intima armonia con la storia. Spero che questo film renda giustizia al genio di Hanif Kureishi e Patrice. Insieme hanno provato a raccontare la storia vera (e a volte brutta) della mancanza di intimità che turba i nostri rapporti con gli altri, con il mondo che ci circonda, con noi stessi. Mi piace il fatto che nella storia sia la donna che cerca lintimità; mi piace anche che sia il mondo fisico, il mondo dei sensi a costituire, più che quello delle emozioni o della ragione, la griglia attraverso la quale i personaggi finiranno per trovare una certa intimità.
Mark Rylance ha 41 anni ed è una delle figure di spicco del teatro britannico. Dopo aver trascorso la sua infanzia e adolescenza negli Stati Uniti, torna in Inghilterra a 18 anni per entrare subito alla prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art a Londra, e a partire dalla metà degli anni 80 compare regolarmente sulle locandine della Royal Shakespeare Company fino a ricevere nel 1994 il Laurence Olivier Award per la sua interpretazione di Benedick in Molto rumore per nulla. Nel 1997 assume la direzione dello Shakespeare Globe Theatre, perfetta riproduzione delledificio in cui probabilmente furono rappresentate le opere del Grande William. Intensa attività teatrale che ha lasciato poco tempo per le esperienze cinematografiche. E apparso comunque nel film di Philip Haas Angeli e insetti e in due altri film mai arrivati in Italia The grass arena di Gillies McKinnon e Institut Benjamenta dei fratelli Quay