E' uno degli attori più noti e celebrati di Hollywood, protagonista di pellicole come He Got Game, Malcolm X e Hurricane e di alcuni dei migliori polizieschi e film d'azione prodotti negli ultimi anni, da American Gangster a Training Day e Inside Man. E' Denzel Washington, e sta per tornare al cinema con Safe House, thriller d'azione diretto dallo svedese Daniel Espinosa, che lo vede nel ruolo di un pericoloso criminale a fianco di Ryan Reynolds. Lo abbiamo incontrato in occasione dell'uscita del film e lui ha risposto ad alcune nostre domande...
Come definirebbe il suo ruolo?
Tobin Frost mi ricorda in qualche modo Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti: riesce a capire subito il punto debole delle persone, riesce ad annusarne la paura, ha un sesto senso per scovarne le debolezze e usarle per i suoi scopi. Legge alla perfezione i volti e il linguaggio del corpo di chi gli sta intorno. Allo stesso tempo è una figura enigmatica, taciturna, che si muove in silenzio e tiene tutto dentro di sé, non è più abituato a condividere con gli altri. E’ un padrone del gioco, un manipolatore.
E’ stato difficile fare coppia con Ryan Reynolds?
Mi è piaciuto collaborare con lui, è uno che lavora durissimo e ha un discreto talento. Per assecondare la natura della relazione tra i nostri due ruoli non ho voluto avvicinarmi troppo a lui fuori dal set, se fossimo diventati amici avremmo rischiato di compromettere l’atmosfera del film, in fondo il mio Frost è un sociopatico che vuole soltanto vincere e volge ogni cosa a suo favore al fine di ottenere ciò che gli serve.
E’ stato coinvolto nel processo di scrittura di Safe House?
Sì, per circa tre mesi, e devo ammettere che è stato faticoso: ci abbiamo lavorato io, il regista Daniel Espinosa, lo sceneggiatore David Guggenheim che poi ha firmato lo script, e alla fine a sistemare definitivamente il tutto è arrivato John Lee Hancock, il regista di The Blind Side. C’erano sette versioni della sceneggiatura, ognuna aveva delle cose che andavano e altre invece molto sommarie. Quando poi si cerca di sistemare una scena si finisce magari per rovinarne un’altra, è stato un lavoro lungo. Alla fine abbiamo preso un po’ di tutte le stesure e l’abbiamo reso qualcosa di coerente e molto interessante.
Il film è ambientato in Sudafrica, dove lei aveva già girato Grido di libertà: le ha fatto piacere tornarvi?
Moltissimo, non tornavo a Cape Town dal 1995. Quando vi arrivai la prima volta nel 1986 appena atterrato pensai: “Mi sento a casa”. C’era un calore nella gente, una verità nelle loro parole che non avevo mai trovato in nessun’altra parte, nemmeno nel mio paese.
Safe House rappresenta l’ennesimo ruolo d’azione: a quando le commedie romantiche o altro?
Ho recitato in una bellissima storia d’amore a Broadway ultimamente. Poi avevo interpretato un’altra love story toccante nel mio film The Great Debaters. Nel prossimo Flight, per la regia di Robert Zemeckis, sarò un playboy alcolizzato: meglio rispetto ai soliti ruoli d’azione? A parte gli scherzi, non ricordo nemmeno io l’ultimo film in cui avevo accanto una fidanzata o una moglie e magari un bambino. Però veramente recito a teatro, poi recito, dirigo e produco lungometraggi. In un modo o nell’altro faccio molte cose, quindi non mi preoccupa la varietà. Sulla mia scrivania ho uno script che parla di una donna che sta tradendo l’amore di una vita, se decido di girarla sarà una storia densissima di sentimenti.
Ma una commedia con Woody Allen ad esempio?
Woody Allen non mi ha mai chiamato, né ha mai chiamato alcun altro attore di colore per quanto ne so…
Insomma, non si sente incastrato in soli ruoli da duro…
Dovrei sentirmi incastrato? Mah, forse è così…Io cerco di variare la psicologia e la natura dei miei personaggi, ma non è sempre facile. Vi racconto questo: all’inizio del film c’è una scena in cui Frost deve prendere l’identità di un altro uomo per salvarsi, così si avvicina a questa coppia e getta sul tavolo del denaro. L’uomo gli fa: “Vuoi la ragazza?” e Frost risponde: “No, voglio te…”. Ebbene, hanno preferito eliminare la battuta perché sembrava un riferimento troppo esplicitamente gay, erano spaventati. Quando ho scherzato sul fatto che il mio era il ruolo di un sociopatico probabilmente bisessuale alcuni sono inorriditi. La verità è che alcune scelte artistiche all’interno del cinema commerciale sono ancora tabù.
Come mai ha deciso di fare un film con un regista straniero e piuttosto sconosciuto?
Perché è bravo! Ha fatto un gran film. Puoi essere un grande vecchio premiato con vari Oscar e non essere più capace di fare film, Espinosa invece è uno ancora entusiasta, sa quello che vuole fare e sa come farlo. Quello che mi ha proposto era inusuale e interessante, adrenalinico e pieno di sfide per un attore. Sapeva come mettere insieme le varie componenti del film, giostrando alla perfezione strumenti come un grande direttore della fotografia come Oliver Wood, il montaggio, le musiche e tutto il resto. Daniel è giovane e affamato, molti registi oggi sono celebrati ma sono diventati pigri. Magari un giorno come artista lo diventerò anche io, ma di certo non lo sono adesso e preferisco lavorare con persone entusiaste.
Safe House, in uscita il 2 marzo, è distribuito in Italia da Universal.


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Denzel Washington come Hannibal Lecter
Intervista a uno dei più celebrati attori di Hollywood, protagonista di Safe House

07.02.2012 - Autore: A. E.