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David Cronenberg analizza gli psicoanalisti

Manca poco all'uscita di A Dangerous Method, e il regista ci parla del suo interesse nel resuscitare Freud e Jung

A Dangerous Method

20.09.2011 - Autore: Pierpaolo Festa
Splendidi paesaggi, una fotografia dai colori leggeri e al centro di tutto il triangolo psicologico, emotivo e sessuale tra Carl Jung, Sabina Spielrein e Sigmund Freud. Questo è A Dangerous Method, dramma tratto dalla pièce The Talking Cure di Christopher Hampton e presentato in Concorso a Venezia 68: “Volevo resuscitare questi personaggi – ci racconta David Cronenberg – Per farlo dovevo essere accurato al mille per mille. Ecco perché abbiamo girato nei veri luoghi, come ad esempio la vera casa di Freud. Era importantissimo anche per gli attori”. E quando si parla di attori di metodo, si parla anche di Viggo Mortensen che nei panni di Freud sigla la sua terza collaborazione consecutiva con il regista canadese: "lavoro con le stesse persone perché ormai mi conoscono benissimo - afferma il regista - la verità è che sono un tipo molto pigro e loro sanno già cosa voglio".

“Ogni volta che faccio un film la gente si aspetta che io inserisca qualche elemento ‘cronenberghiano’. Non so cosa vogliano dire. Temo si riferiscano a sangue e splatter. Ma quello non sono io. La cosa più importante è dare al film ciò di cui ha bisogno, e io non penso mai a cosa la gente si aspetta da me. Sono fedele verso ciò che mi interessa. Sarebbe stato molto facile pensare che la psicanalisi richiedesse una fotografia dark con atmosfere cupe, ma questo film è anche una love story. Ecco perché abbiamo utilizzato immagini molto chiare. O forse perché siamo stati semplicemente molto fortunati con le condizioni metereologiche!”.

Seppur vicino alle teorie di Freud, Cronenberg  ci tiene a precisare: “nel mio film non c’è propaganda, non cerco di vendere niente. Penso solo che queste persone siano molto interessanti, anche grazie alla passione che li ha guidati nel portare avanti le loro idee. Tutti a quell’epoca sono diventati analisti, perfino la moglie di Jung. Ecco la forza contagiosa di questo potere: sentirlo proprio e aiutare gli altri poteva essere una forza seduttiva e pericolosa”.  E la passione ha guidato il regista nell'esplorazione del passato: "Volevo esplorare la ricchezza di quell’epoca antecedente alla Prima Guerra Mondiale. Un’epoca di illusione: a quel tempo si credeva nel progresso, pensavamo di essere cambiati, più raffinati come esseri umani, più lontani dal nostro lato animale. Ci sbagliavamo di grosso. E Freud ha previsto tutto, individuando sempre brutalità e violenza nella nostra natura. Fu proprio quello che accadde con la Grande Guerra. E continua a succedere oggi, in ogni posto del mondo”.

A Dangerous Method, in uscita dal 30 settembre, è distribuito dalla Bim.

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