PROFILO CRITICO
Nonostante oggi traspaia una pronunciata tendenza a riscattare molte delle pellicole trash del passato attraverso il ricorso spasmodico allenigmatico concetto di b-movie, occorre sottolineare come in alcuni casi tale logica non possa proprio venir applicata. Senza scomodare altri termini, è necessario valutare Cyborg di Albert Pyun per quello che effettivamente è: un prodotto deficitario sotto ogni punto di vista, un lavoro retorico ed imbarazzante, il prototipo di una fantascienza che non ha nulla da dire, un caso emblematico di non film. La figura del Cyborg, mutuata in maniera anomala dalla cultura cyberpunk, non affascina neanche un po. Siamo lontani anni luce dalle suggestive caratterizzazioni di Blade Runner e Terminator. Neppure lenfasi riposta nella contrapposizione antitetica tra cyborg buoni e cyborg cattivi riesce a far decollare un prodotto povero di spunti e di idee. Non si va, insomma, molto oltre il pensierino elementare della natura dicotomica delluomo. La negativa rappresentazione della macchina poi rifugge da ogni seria riflessione sul senso della tecnologia e del suo invadente sviluppo, lasciando al contrario spazio alle mere esibizioni marziali di karatè e kick-boxing dellinespressivo Van Damme. Cè chi ha avuto il coraggio di mettere a confronto lo stile filmico di Pyun con quello spaghetti western di Leone. Lo stesso regista ha poi ammesso di aver utilizzato un ritmo a tratti veloce e a tratti rallentato come omaggio allautore di Cera una volta in America. Roba che avrà sicuramente scosso il nostro Sergio... Ma facendolo rivoltare nella tomba.
PROFILO TECNICO
Un brutto incidente di percorso per la Metro Goldwyn Mayer. Il formato video, 1.85:1 letterbox, è di scadente qualità, aggravato pesantemente da ridondanti difetti di compressione. La qualità delle immagini è veramente scarsa, con problemi di pixelatura che interessano tanto i particolari in primo piano, quanto gli elementi di contorno. Se lopacità diviene pressoché una costante della realizzazione visiva, è fuori discussione che la carente luminosità ed il confuso contrasto non fanno altro che penalizzare ulteriormente il lavoro. Croma povero e poco solido, contrassegnato da gamme di colori non ben demarcate con conseguenti effetti cross-color. Nelle scene a luce critica, molti dettagli del background vengono occultati dal buio delle zone dombra. La scelta del formato letterbox costituisce un altro fattore deficitario per la fruizione. Un po meglio il fronte audio che propone tracce per quattro lingue differenti. Tra queste, neppure lombra del Dolby Digital 5.1: a soppiantarlo un semplice stereo surround che, pur non presentando particolari problemi di rendimento, di certo non può avvalersi di una separazione apprezzabile dei canali. Appena accennata la spazialità dei diffusori anteriori. Sufficiente è invece il rendimento della sezione rear. Subwoofer quasi mai attivo in modo soddisfacente.
EXTRA
Coerentemente con la logica del film, quelli della MGM hanno deciso di riservare alla sezione dei contenuti speciali un trattamento di pari mediocrità. Ovviamente, ammettendo che lopzione di accesso diretto alle scene, linterattività del menù principale e la presenza del trailer cinematografico originale possano ancora essere definiti degli extra ( e non degli scontati attributi di base del disco). Nella confezione è incluso anche un opuscolo di 6 pagine, interessante solo nel paragrafo concernente le chicche del set.


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28.03.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti