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Cronenberg senza Cronenberg

La promessa dell'assassino è certamente uno dei film più interessanti di fine anno, ma passerà alla storia più per l'interpretazione di Viggo Mortensen che per essere un film diretto da David Cronenberg.

Eastern Promises

13.12.2007 - Autore: Pierpaolo Festa
Uno spettacolo notevole: questo potrebbe essere il miglior modo di sintetizzare “La promessa dell’assassino”, nuova pellicola di David Cronenberg ambientata interamente nei bassifondi di Londra dove il regista conduce lo spettatore fino ai meandri delle gang mafiose russe.
Quando l’ostetrica Anna (Watts) assisterà alla morte di una quattordicenne in seguito ad un parto, si prenderà cura del neonato e cercherà la famiglia della ragazza per l’affidamento.
Col procedere della sua indagine la donna si ritroverà nel bel mezzo del giro di prostituzione minorile gestito da una delle famiglie più famigerate delle gang russe Vory V Zakone ( lett: Ladri nella Legge), capeggiata dal terribile pater familias Semyon (Stahl) e dal figlio Kirill (Cassel).
In mezzo a queste oscure figure ci sarà il misterioso Nikolai (Mortensen) che cercherà di mettere in guardia Anna ma dovrà anche ubbidire agli ordini sanguinosi di Semyon. Riuscirà la donna a tirarsi fuori dalla stretta di questi criminali spietati?

Due anni fa Cronenberg sorprese tutti quanti con lo splendido “A History of Violence”, un raro esempio di film d’autore accessibile a un pubblico di massa: le pistole sparavano, il sangue grondava e i sentimenti non lasciavano vuoti nelle inquadrature. Il tutto messo in scena grazie a grandi talenti d’interpretazione hollywoodiana.
Adesso il regista canadese continua questa opera di “autore mainstream”, affidandosi ancora una volta a Viggo Mortensen e rincarando al doppio la dose di violenza mostrata.
La straordinaria performance dell’attore è quella che passerà alla storia e probabilmente la ragione per cui il  film verrà ricordato. Guardatelo semplicemente mentre resta in attesa dei suoi capi, immobile e senza dire nemmeno una parola: Mortensen è uno di quegli interpreti che come una rockstar sul palcoscenico, rimane costantemente concentrato. Film dopo film, scena dopo scena, l’attore è determinato nell’offrire al suo pubblico la migliore performance della sua carriera. Il risultato è sbalorditivo.

L’intero cast del film è perfettamente in parte: dalla dolce e coraggiosa ostetrica Naomi Watts, ad un Vincent Cassel nel classico ruolo del figlio sbandato del boss, fino a Armin Mueller-Stahl che nei panni del capo dei capi riesce a essere elegante e all’improvviso a trasformarsi in una creatura animalesca e spietata.
Siamo davanti a uno dei migliori film di fine anno, ma dopo “A History of Violence” ci si poteva aspettare un prodotto superiore da Cronenberg: sebbene il regista riesca a mettere in scena il mondo della mafia russa in tutta la sua brutalità, la storia che ci racconta presenta delle imperfezioni.
Lo sceneggiatore Steve Knight, autore del notevole “Piccoli affari sporchi”, continua a descrivere le atmosfere della Londra che si vede poco sullo schermo e a introdurre personaggi molto interessanti; tuttavia lo sviluppo della vicenda non riesce a spiazzare lo spettatore, finendo per trattare tematiche non proprio inedite.

Fedele al marchio di fabbrica del regista, il film presenta diverse sequenze di violenza in cui  ci vorrà stomaco per continuare a tenere gli occhi aperti. Nonostante ciò, voi fanatici di Cronenberg potreste uscire dalla sala con un certo retrogusto amaro di aver assistito a un film speciale dove però non c’erano troppe tracce del vostro idolo.