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Che, L'Argentino - La nostra recensione

Ecco arrivare nelle nostre sale il tanto discusso lavoro di Soderbergh. Un film visivamente potente, che potrebbe risultare un degno preludio ad un'opera importantissima.

Che, L'Argentino

08.04.2009 - Autore: Adriano Ercolani
La prima parte del film dedicato da Steven Soderbergh ad Ernesto “Che” Guevara racconta la vita del rivoluzionario dal suo primo incontro col futuro leader cubano Fidel Castro fino alla presa de l’Havana, nel 1958, ad opera dell’esercito ribelle, che liberò la popolazione della dittatura di Fulgencio Batista. In susseguirsi di piani temporali, che alternano anche il famoso discorso che il “Che” tenne alle Nazioni Unite, vengono mostrati il pensiero politico e le azioni di uno dei più importanti personaggi della storia e della politica contemporanea.



A distanza di quasi un anno dalla presentazione ufficiale a Cannes 2008, dove ottenne la Palma d’Oro per l’interpretazione maschile di Benicio Del Toro, ecco arrivare nelle nostre sale il tanto discusso lavoro di Soderbergh, che come al solito punta la sua carta più importante nell’impostazione della messa in scena. Il realismo delle immagini e delle situazioni in “Che – L’Argentino” è dato prima di tutto dalla notevole resa visiva che il mezzo digitale adoperato per girare il film, l’innovativo sistema denominato RED, regala al realismo d’insieme. Potendo puntare su una telecamera in grado di valorizzare al massimo la luce naturale, Soderbergh ha ricostruito le scene ambientate nella giungla e successivamente quelle di guerriglia urbana secondo dei canoni estetici decisamente appropriati, che regalano alla messa in scena un notevole tono di verità dell’immagine.



Se dal punto di vista puramente cinematografico “Che – L’Argentino” risulta dunque un lungometraggio di notevolissima fattura, altrettanto non si può dire della riuscita totale dell’opera. Come al solito infatti l’approccio di Soderbergh ai nei suoi lavori più “seri” risulta abbastanza freddo, maggiormente incentrato a trovare la giusta forma filmica di quanto poi non sia orientato al racconto empatico dei personaggi.



Proprio la figura di Guevara risulta troppo distaccata, lontana da una qualsiasi forma di immedesimazione con lo spettatore, ed appare quasi più un emblema ed una bandiera che un essere umano con sentimenti ed una psicologia ben precisa. E questo nonostante Benicio Del Toro interpreti il suo ruolo con un’aderenza fisica ed un trasporto impressionanti, che fanno di questa sua nuova prova d’attore una delle migliori della sua già grande carriera. Probabilmente questo difetto è dovuto al fato che la rima parte dell’opera dedicata a questa figura fondamentale termina proprio nel momento in cui il suo discorso umano e conseguentemente socio-politico iniziava a farsi più emozionante.



Sicuramente la visione completa, che prevede quindi il prossimo “Che – Guerriglia”, ci darà una visione d’insieme più lucida sul lavoro complessivo di Soderbergh. Intanto teniamoci dunque questo primo tempo visivamente potente, che potrebbe risultare un degno preludio ad un’opera importantissima.