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Buried: un successo da sottoterra

Abbiamo intervistato Rodirgo Cortés, autore del già cult "Buried - Sepolto". Novanta minuti chiusi dentro a una cassa insieme a Ryan Reynolds

Buried - Ryan Reynolds

21.09.2010 - Autore: Andrea D'Addio
Un intero film su di un uomo interrato vivo in una bara. Non è roba per claustrofobici, seppure il poco spazio a disposizione sia sullo schermo e non attorno alla nostra poltrona. “Buried - Sepolto” parte da questo elemento narrativo e scenografico per costruire un film d'azione. Possibile? Sì, se la sceneggiatura è un meccanismo ad orologeria, l'attore è il sempre bravo Ryan Reynolds e dietro la macchina da presa ci si mette un ragazzo sicuramente poco conosciuto ora, ma dalle grandi capacità e di cui sentiremo a lungo parlare. Si chiama Rodrigo Cortés, ha trentasette anni e prima di questa pellicola, aveva realizzato solo un altro film, il mai distribuito da noi “Contestant”.

Rodrigo Cortés sul set di Buried

Lo incontriamo all'Hotel Maria Cristina durante il Festival di San Sebastian dove la pellicola ha ricevuto una vera e propria ovazione al momento dei titoli di coda della prestigiosa anteprima. Negli Stati Uniti, quando è passato al Sundance Film Festival, ha davvero stupito tutti e i diritti sono stati comprati in tutto il mondo. Anche in Italia, dove il film sarà distribuito dalla Moviemax dal prossimo 8 ottobre.

Rodrigo, pare che la Moviemax stia pensando ad un finale alternativo, totalmente opposto a quello che abbiamo visto. Pensi sia possibile che ciò accada?
Mi sembra strano, non riesco ad immaginarlo diversamente e mi pare così strano che possa accadere...A loro il film è piaciuto così come è, però non si sa mai ed è meglio non svelare nulla caso mai poi le cose evolvessero secondo strade che non conosco.

Ryan Reynolds sul set di Buried

Quali sono stati i tuoi riferimenti tecnici per girare un film in uno spazio così piccolo? Penso ad esempio alla micromacchina da presa nell'auto sia de “I figli degli uomini” che in “La guerra dei Mondi” di Spielberg...
Sono due ottimi film e hanno segnato il mio immaginario, ma in realtà qui abbiamo cercato di utilizzare un’altra metodologia. Abbiamo montato sette microobiettivi in varie parti della bara, uno addirittura nell'interstizio di una asse in modo da poterlo abbassare e assieme all'asse stesso e dare una sensazione di movimento. Il buoi era quasi totale se non per delle piccole luci e normalmente c'era sempre uno dei quattro lati della bara aperto, e da quello comunicavo con Ryan Reynolds trovando assieme le migliori idee per rendere verosimili i suoi movimenti. Non abbiamo quasi per nulla utilizzato la CGI, davvero solo per una cosa piccolissima, che però non rivelo.

Come è stata per Ryan Reynolds l'avventura sul set?
Buried” è un film prima di tutto fisico. Prima ancora del thrilling, c'è un lavoro sui corpi, e nulla sarebbe stato possibile senza Ryan. Lo avevo notato sia in una serie di commedie che nell'ultimo “X-Men” e mi era piaciuta la sua capacità di essere sia leggero, che uomo d'azione allo stesso tempo. Inoltre è un attore a cui piace rischiare e buttarsi in progetti difficili come questo. Il risultato è il migliore che potessi mai immaginare. Lui ha sofferto molto, ha perso più di cinque chili durante le riprese.

Ryan Reynolds e Rodrigo Cortés sul set di Buried

Il film è sullo sfondo anche politico. Siamo in Iraq, e già questo è un tema, ma ancora di più ad essere sotto accusa è quel modo occidentale di prendere le distanze dalle persone, il fenomeno dei call center e l'estremo burocratismo. Senza questa critica, pensi che il film avrebbe avuto lo stesso successo?
Io amo i film di Hitchcock e mi piace lasciare la politica sullo sfondo, non nasconderla, ma tenerla a lato come un argomento che si respira, ma che non si ascolta. Qui è proprio così. Ho cercato di realizzare un thriller che avesse queste caratteristiche, che forse inserito nell'attualità, ma allo stesso tempo identificabile per ognuno, e non tutti noi siamo stati in Iraq. Le attese al telefono, il cinismo dei datori di lavoro e la disperazione dell'impotenza sono sensazioni e fatti che sono accaduti e continuano ad accadere a tutti noi.

Hai pensato per un attimo di potare il film in 3D visto il gran successo della tecnica in questo momento e il maggiore incasso dai biglietti per quelle proiezioni?
No, non era nelle intenzioni e non ci ho mai pensato. Un conto è fare “Dragon Trainer”, per ora a mio avviso il migliore film in 3D, un altro è un'operazione posticcia come in “Scontro tra Titani”. Il mio film, se ha un punto di forza, è in altro. 

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Anteprima: Ryan Reynolds è Lanterna verde