Fedeli al celebre aforisma del romanziere americano del novecento, Ambrose Bierce: “Il matrimonio è una cerimonia nella quale due persone si impegnano a diventarne una, una si impegna a diventare nessuno, e nessuno si impegna a diventare sopportabile”, le due amiche d‘infanzia Liv (Kate Hudson) e Emma (Anne Hathaway) cominciano a diventare reciprocatamente insopportabili appena decidono la data del loro, rispettivo, lieto evento. Entrambe infatti si vogliono sposare in quel giorno di primavera e in quell‘hotel, e non vogliono farlo assieme. Insomma, desiderano che quelle ventiquatto ore siano tutte per loro, non le vogliono dividere con nessuno, neanche con la compagna di tante confidenze e avventure.
Queste le indicazioni geografiche e causali che danno vita alle “Bride Wars”, ennesima commedia dell‘improbabile filone tutto americano: “matrimonio significa felicità eterna”, cui corrisponde, per il gentil sesso, aspettativa da giorno perfetto: uccellini, rose in fiore, damigelle in ghingheri e musica d‘occasione. Per quanto improbabile, spesso grottesca e palesemente ricca di incongruenze (dal budget mostruoso riservato alla cerimonia anche dalla non ricca Emma alla semplice idea di svolgere le due cerimonie a due ore diverse della stessa giornata), “Bride Wars” è un film che diverte a lunghi tratti, commuove quel tanto che basta nel suo finale e ha oltretutto il merito di affrontare una tematica poche volte toccata dal cinema a stelle e strisce: l‘amicizia femminile (di getto, uno dei primi titoli a venirci in mente sull‘argomento è un altra pellicola a sfondo nuziale: “Le nozze di Muriel”).
Sarà anche vero che tra donne è più difficile creare legami profondi senza tirare in ballo sempre un pizzico di invidia o egoismo (anche se è un discorso con tante scuole di pensiero), ma non parlarne quasi per niente (almeno se a confronto con il versante maschile della questione) come succede è una vera e propria mancanza. “Bride Wars” non si propone certo come compendio sul tema, ma quanto meno riesce a far emergere alcune dinamiche comportamentali sociologicamente interessanti e sostanzialmente vere di molte (non tutte, ci mancherebbe) di queste relazioni. Dalla lunaticità, alle parole “cattive” spesso taciute per rispetto, ma comunque covate e pronte ad uscire al momento opportuno, fino alla grande complicità, alla vera comprensione dell‘altra, spesso sconosciuta agli analoghi rapporti tra uomini, passando tra tante piccole ipocrisie e inimmaginabili gesti di altruismo.
Il regista Gary Winick segue in maniera fluida la sceneggiatura, ben gestendo le sue due brave protagoniste. E se Kate Hudson conferma di sentirsi come sempre a casa in commedie standardizzate, ma ben ritamate come questa (non a caso ne è anche produttrice), Anne Hathaway si dimostra capace di una recitazione anche “fisica”, ben riempendo di sex appeal le scene in cui rimane da sola davanti alla macchina da presa e allontandosi così da quella gabbia mediatica di “nuova Audrey Hepburn” che la vuole sempre elegantemente graziosa.
Vi ricordiamo che “Bride Wars – La mia migliore nemica” sarà distribuito nelle sale dalla 20th Century Fox a partire dal 20 febbraio.
Per saperne di più
Leggete la nostra intervista alle due attrici
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NOTIZIE
Bride Wars - La nostra recensione
Mai toccare il matrimonio ad una romantica americana. Kate Hudson e Anne Hathway a colpi di torte in faccia e scherzi da prete nella commedia "Bride Wars - La mia migliore nemica". Dal 20 febbraio nei cinema.
17.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio