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Boyhood: il Sundance applaude Linklater

Prime recensioni dell'ambiziosa storia di crescita filmata dal regista in 12 anni

Boyhood

21.01.2014 -
Dopo aver raccontato le diverse fasi di una relazione con la trilogia Before Sunrise/Before Sunset/Before Midnight, Richard Linklater ha finalmente presentato al Sundance il suo progetto più ambizioso: Boyhood, girato tra il 2002 e oggi, racconta la crescita di un ragazzo dall'infanzia al termine dell'adolescenza, cercando il più possibile uno stile naturalistico, ma affidandosi comunque alla finzione. Boyhood non è, infatti, un documentario, come la serie Up di Michael Apted (che segue le vite di quattordici ragazzi inglesi ogni sette anni): vi si racconta la storia di Mason (Ellar Coltrane), la sua crescita in Texas, la vita con la madre divorziata (Patricia Arquette), la sorella maggiore (Lorelei Linklater, figlia del regista) e gli incontri con un padre hippie assente (Ethan Hawke).



Le prime recensioni giunte dal Sundance lo presentano come un film epocale, che schiva con successo il pericolo di una eccessiva dipendenza dalla fortissima idea di partenza, per raccontare una storia sentita con toni delicati e intelligenti. “Un lavoro unico nel cinema americano – lo definisce Todd McCarthy su The Hollywood Reporter – girato in 39 giorni nel corso di 12 anni, Boyhood è un epico racconto di quotidianità: la crescita, la banalità della vita famigliare, il plasmare la propria identità. Tutto è stato già visto al cinema e in televisione moltissime volte, ma forse il lungo viaggio dall'infanzia al college non è mai stato ritratto in maniera altrettanto coerente e convincente come nel film di Richard Linklater”.

Owen Gleiberman di Entertainment Weekly ammette di aver trovato il film “un po' troppo lungo” (164 minuti). Eppure: “Tocca qualcosa di profondo e vero, cioè che tutti noi cresciamo e diventiamo le persone che siamo lasciando che ogni momento ci formi”. Il film è “brillante, vivace e divertente”, ma “procede in maniera quasi Zen, facendo sì che qualsiasi evento – una cena in famiglia piena di rancore, una gita fuori porta, un taglio di capelli, un pomeriggio di videogame – porti con sé lo stesso stupore e la stessa immediatezza”. Eric Kohn di IndieWire sostiene che la “cronaca di Linklater segna un traguardo senza precedenti nella finzione narrativa”. “Boyhood – continua – è un lavoro fluido che mette sotto scrutinio il processo di crescita e ne analizza le sfumature in notevole dettaglio”. Kohn loda il giovane Coltrane, che “incarna il rito di passaggio indicato dal titolo”, ma si sofferma anche sui cambiamenti subiti da Hawke, il quale “fornisce un intelligente contrappunto al personaggio in cerca di se stesso che interpreta nella trilogia Before”, di cui questo film è “un prequel ideologico”.



Amber Wilkinson di The Telegraph si concentra sul perfetto casting di Coltrane nel ruolo principale: “Scegliere un attore di sei anni deve essere stato una bella scommessa, ma Linklater ha fatto centro con Coltrane, il cui stile ricco di sfumature si adatta perfettamente ai dialoghi naturalistici”. “L'aspettativa, almeno all'inizio, è che il film si conformerà al tipo di storie in cui ogni dettaglio assume significato come parte di un disegno più grande – afferma, infine, Peter Debruge di VarietyMa la vita non si divide distintamente in atti drammatici e Linklater intende catturare l'esperienza dell'infanzia in modo più autentico possibile, anche se ciò significa sacrificare gli incidenti scatenanti e i traguardi a lungo termine che tipicamente sostengono l'interesse del pubblico nel corso di una storia”. “Boyhood è stato concepito come un'occasione per scoprire, anziché imporre, il destino del personaggio di Mason. Ora, dopo una lunga attesa, il pubblico potrà fare lo stesso”.