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Bob Dylan dritto in vena

Arriva nelle sale Io non sono qui, interessante esperimento di Todd Haynes sulla vita del poeta della musica Bob Dylan.

I'm not There

06.09.2007 - Autore: P.Dolce
Chi è davvero Bob Dylan? Il regista Todd Haynes prova a risponderci mettendo in scena ben sei diverse identità: un musicista folk in piena ascesa, un attore in stile James Dean, un bambino che vaga nel sud dell’America, un giovane che dice di essere Arthur Rimbaud, uno strano cowboy sul viale del tramonto e un cantante appena trasferitosi in UK.

Siete avvertiti: Io non sono qui non è l'ennesimo biopic, in realtà si tratta di un viaggio nell’anima del musicista più geniale del nostro tempo. Non viene raccontata una storia, ma vengono analizzati i diversi strati di questa leggenda. Il cantautore si confonde con i personaggi dei suoi dischi, il tutto all'interno di un setting che va dagli anni '60 fino all'inizio degli anni '80.

Per Haynes questo è il secondo film sul mondo della musica: già nel 1998, infatti, il regista ha diretto l’interessante Velvet  Goldmine, pellicola interpretata da Ewan McGregor che raccontava il mondo del Glam Rock.  
Io non sono qui è una specie di zapping esistenziale nella vita di Bob Dylan: lo vediamo conquistare le masse attraverso il folk, tradirle col passaggio alla musica elettrica, sconvolgere il popolo britannico col tour del '65 fino all'incidente del 1966 che gli causò un lungo ritiro dalle scene.

L'intera pellicola è filmata come fosse un documentario: Haynes ci affoga nelle sue immagini che spaziano dal bianco e nero londinese ai coloratissimi paesaggi americani e che si fanno psichedeliche (citando perfino Lynch) con abbastanza kitsch per descrivere al meglio quel periodo storico.
Fedele alla sua filmografia, Haynes fa di ogni immagine un dipinto sul quale si diverte a passare il pennello più volte e, nonostante questo, non c'è traccia di sbavature.

Sebbene si tratti di un'opera su Dylan, il nome del musicista non viene mai pronunciato, ma lo spettatore appassionato si divertirà a scovare tutti quegli indizi che il regista inserisce nella pellicola. Noterete, ad esempio, alcune copertine degli album dylaniani rivisitate, è il caso di The Freewheelin' in cui Christian Bale passeggia al freddo con la stessa giacca indossata dal cantautore.

Il lavoro svolto dal regista nel trasformare i suoi attori nel mito è impeccabile: se è bizzarro vedere Bale passare da folk star a predicatore cristiano, allora rimarrete stupiti della somiglianza di Cate Blanchett al musicista.
L'attrice, a lungo corteggiata dal regista, è uno spettacolo sia nella sua metamorfosi fisica (con tanto di capelli dell'epoca Blonde on Blonde), che nell'uso dello stesso timbro di voce nasale del musicista.
Ma la vera gioia del film è vedere il piccolo Marcus Carl Franklyn mostrarci il genio di Dylan sin dalla sua infanzia e intonare melodie al capezzale del grande Woody Guthrie.
Il duo Heath Ledger - Charlotte Gainsbourg ci racconta la vita sentimentale tormentata del musicista ed infine Richard Gere è il più inedito di tutti: un Billy the Kid in una città misteriosa che sembra uscita dal Big Fish di Tim Burton.

A meno che non siate fan accaniti (e ossessionati) di Bob Dylan, Io non sono qui vi potrà confondere;  non potrete, però, negare che si tratta di un esperimento unico.
Medaglia d'oro al regista per la scelta impeccabile delle musiche, tra cui menzioniamo una splendida performance di Ballad of a Thin Man al piano.
Nei titoli di coda, dopo un'inquadratura finale che riesce a catturare perfettamente l'immortalità di Dylan, il regista alza il volume per la mitica Like a Rolling Stone.
Con Io non sono qui Todd Haynes riesce ad iniettare nelle vene dello spettatore l'anima di Bob Dylan, offrendo una vera esperienza cinematografica.

Il film esce oggi nei cinema di tutta Italia.

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