Anche i suoi detrattori o i media hanno dovuto piegarsi a questa situazione e il cinema non poteva che fare altrettanto. E’ difficile fare i film sull’ “oggi”, la manciata di titoli prodotti in questi anni non riescono a spiegare bene ciò che Berlusconi ha significato in Italia, ma le recenti affermazioni di Paolo Sorrentino sul desiderio in futuro di girare un film su Berlusconi lasciano ben sperare.

Dopo “Il divo”, avremo un “Il biscione”? Vedremo. Nel frattempo vale la pena fare un excursus su tutti i film che ne hanno parlato. Il primo film chiaramente sul Cavaliere è arrivato solo nel 2005. Parliamo di “Viva Zapatero!” di Sabina Guzzanti incentrato sulla messa al bando dalla tv pubblica che lei, come Enzo Biagi, Marco Travaglio, Dario Fo e Daniele Luttazzi subirono dopo le elezioni del 2001 vinte da Berlusconi.
Nel 2006, il documentario “Quando c’era Silvio” di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio, uscì come allegato del settimanale Il Diario, mentre sempre lo stesso anno con “Il Caimano” Nanni Moretti suggerì un nuovo nomignolo al leader politico. Il finale del film, quell’assalto popolare al tribunale voluto da un Berlusconi condannato, interpretato dallo stesso regista romano, da allora è stato spesso citato come possibile epilogo della nostra repubblica ogni volta che lo scontro con la magistratura si è fatto particolarmente intenso.
Sempre nel 2006 (lo stesso anno della seconda vittoria di Prodi) fu distribuito “Bye Bye Berlusconi” ironico film tedesco (e quindi poco ironico) sulla scalata al potere di Micky Laus, imprenditore di angurie, proprietario della Melonen TV, presidente della squadra AC Topolonia e fondatore di Forza Topolonia. Era stato presentato già nel 2005, alla Berlinale e da lì in poi fece il giro dei festival di mezza Europa. Fu una produzione low budget come del resto fu lo “Shooting Silvio” (140mila euro) nel 2007. Il film fu preso di mira (e sabotato) un po’ ovunque, Sky addirittura lo escluse dal palinsesto dopo le protese della deputata Beatrice Lorenzin. La storia ruotava intorno a un ragazzo ossessionato da Berlusconi che metteva in piedi un piano per rapirlo e ucciderlo. “Ho ammazzato Berlusconi” mostrava come, se anche si fosse stati in grado di uccidere il premier, (il protagonista ci riusciva in maniera del tutto accidentale), nessuno ci avrebbe creduto. Nel 2009, “Videocracy”, documentario dell’italiano naturalizzato svedese Erik Gandini, arrivò a Venezia scatenando il solito polverone. Eppure, seppur si parlasse di come Berlusconi avesse cambiato la televisione italiana dagli ’80 ad oggi e, di conseguenza, la nostra stessa società, l’aspetto politico della vicenda rimaneva piuttosto sullo sfondo e a distanza di tre anni da quel film si ricordano soprattutto le interviste a due impresentabili come Fabrizio Corona e Lele Mora.

Arriviamo così al 2011, con quel “Silvio Forever” di Roberto Faenza e Filippo Macelloni in cui, senza voce fuori campo, ma solo attraverso interviste e materiali di repertorio, si ricostruisce la storia di Berlusconi dagli inizi ad oggi. Si voleva fare satira senza sporcarsi le mani, ciò che ne è uscito è un film che seppure animato dai “migliori” propositi ha finito con lo scontentare un po’ tutti così come ha fatto il moscio “Qualunquemente” con Albanese (che non cita il premier, ma ne è una chiara parodia).
Che sia "troppo grande" perfino per il grande schermo? Chi può dirlo quando il presente lo saluta con "That's all folks!"