L'Italia in mostra al Festival di Berlino non è certamente il bel paese del sole dove tanti turisti tedeschi amano spendere le loro vacanze estive. E' l'Italia dei movimenti no global, della frustrazione di una generazione che si riversa in piazza, nelle strade, al cinema. L'Italia della violenta repressione della polizia e delle controversie mai sanate da quel weekend di fine luglio 2001, da quel G8 di Genova in cui le forze dell'ordine fecero irruzione nella scuola Diaz picchiando duramente manifestanti provenienti un po' da tutto il mondo.
L'Italia, insomma, raccontata da Daniele Vicari nel suo film Diaz, presentato nella sezione Panorama della Berlinale 2012. “E’ stato il nostro governo a fermare il movimento no global – afferma Vicari – In qualche modo i dimostranti sono stati fermati proprio a Genova, e i governi di tutto il mondo sono rimasti a guardare. Non hanno protestato. Credo che questa cosa sia talmente inaccettabile da mettere in discussione i principi democratici del nostro Paese e dell’Europa intera”. E prosegue: “Quello che mi ha tolto il sonno da quando ho cominciato a leggere gli atti dei processi ai poliziotti della Diaz è la ferocia degli eventi. Come cittadino italiano mi interessa poco cercare di capire chi è stato a dare l’ordine. Quello che facciamo con questa storia è fotografare un degrado morale e civile che dobbiamo assolutamente comprendere in modo da metterlo fuori dal nostro orizzonte di valori”. La pellicola è interpretata da Elio Germano, Renato Scarpa, Alessandro Roja, Jennifer Ulrich e Claudio Santamaria, che definisce il suo personaggio, uno dei poliziotti che fecero irruzione nella scuola, “un uomo che esegue gli ordini e che, fermando il massacro, fa quello che avrebbero dovuto fare i poliziotti che sono entrati per primi alla Diaz. Questo però non vuol dire che si tratti di un eroe”.
“Dopo i fatti di Genova si è creata una frattura forte tra polizia e cittadini – commenta il produttore Domenico Procacci – Noi raccontiamo i fatti accaduti, quelli veri. Pensiamo che questa frattura la si ricomponga facendo qualcosa. Al momento non è stato fatto nulla: non c’è stata mai nessuna assunzione di responsabilità da parte della polizia. Questa ferita non si rimargina sperando che i reati cadano in prescrizione”. Conclude Vicari: “Abbiamo deciso di non indagare le motivazioni politiche del movimento no-global. La cosa che mi sembra chiara è la repressione di qualsiasi soggetto che esprimesse qualunque tipo di idea. Ecco il cuore politico del film: se queste persone avessero avute altre idee politiche in quei giorni, la sostanza sarebbe stata la stessa. L’attacco alla Diaz è un evento che mette in crisi il sistema democratico”.
Diaz, in uscita il 13 aprile, è distribuito da Fandango.


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Berlino, Vicari racconta la Diaz
Il film sui fatti del G8 è pronto a scatenare nuove polemiche

13.02.2012 - Autore: Pierpaolo Festa e Marco Triolo