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Antonello Venditti: "Un giorno farò il regista"

Il cantautore romano incontra il pubblico a Taormina: “Come capisco io Sorrentino non lo capisce nessuno”

17.06.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta), da Taormina
“Il mio rapporto col cinema è bellissimo. È la parte più concreta della visione di un autore. Penso che nella vita ci sia la realtà e poi ci sia la proiezione, e c'è chi, come me, la trova nelle canzoni e chi sullo schermo”. Antonello Venditti, il cantore di una Roma che non c'è più, giunge a Taormina per un incontro con il pubblico durante il Film Fest. E sfodera tutto il suo charme di grande vecchio della canzone italiana. Ma a lui non ditelo: “Io non mi sento giovane, io sono proprio giovane!”, ribatte con ironia alla domanda di un fan.

Venditti racconta e si racconta, strappando più di qualche risata al pubblico. Come quando ricorda di quella volta che Paolo Sorrentino lo doveva incontrare a casa sua: “Io non amo avere i fotografi davanti a casa, e un giorno ne vedo uno appostato davanti al ristorante Meo Patacca, che sta di fronte a casa mia a Trastevere. Così esco incazzato, ma a quel punto mi rendo conto che accanto a lui c'è Paolo. Stava facendo i sopralluoghi per il mio cameo in La grande bellezza, che intendeva girare proprio lì, con me che mi affaccio dalla finestra di casa mia. E io non lo sapevo!”. “Come lo capisco io Sorrentino credo non lo possa capire nessuno”, conclude.

Il cantautore cita anche la sua grande passione per Pasolini e Fellini: “Pasolini era un esploratore del tempo. Mi somigliava un po', perché univa cronaca a poesia, faceva della sua vita poesia e dalla somma delle sue imperfezioni trovava la perfezione. In lui trovo tanta romanità, l'adesione a una certa Roma che ? scomparsa. Le periferie oggi sono luoghi di dolore, non c'è più il fascino della borgata ma il degrado del territorio e delle persone che lo abitano a fatica”. E su Fellini: “La canzone Fellini è nata dalla stima, per me lui era il primo visionario. Negli anni in cui l'ho scritta non avevo un contratto discografico e lui rischiava di non fare più film perché non trovava un produttore. Mi sentivo un po' come lui. L'arte andrebbe rispettata a prescindere, ma purtroppo ha un costo, e questo ti porta a doverti confrontare con dei produttori”.

Venditti infine ammette un certo interesse nella regia: “Forse se un giorno qualcuno mi darà in mano una macchina da presa, chissà... Credo che per fare il regista non serva molto, solo un punto di vista sulla vita ben chiaro, al di là di trucchi ed effetti speciali”.