"Brokeback Mountain" di Ang Lee conquista il Leone d’Oro per il miglior film di questa 62° edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Trionfa al festival una grande storia d’amore, che nel racconto del regista taiwanese (americanizzato a Hollywood da quasi trent’anni) sa rivelare trame nascoste del mitico western attraverso la passione che lega due cowboy nel rude e machista mondo texano.
Scomode verità illuminano il sogno americano. E toni d’accusa non risparmia certo l’altro protagonista del cinema USA di questo festival: l’applauditissmo “Good night, and good luck” di George Clooney, la storia dell’anchorman della Cbs Edward Murrow e della sua lotta ai tempi del maccartismo.
Favorito dalle previsioni e dai consensi di critica e pubblico, Clooney deve accontentarsi della Coppa Volpi per la Miglior interpretazione maschile a David Strathairn e dell’Osella per la Miglior Sceneggiatura, ma resta comunque il vincitore morale di questo festival.
Con la consueta classe riceve i premi minori, accoglie con sorrisi i giornalisti, accentra su di sé le attenzioni, e ribadisce il suo messaggio di responsabilità. La nostra, di cercare la verità e limitare l’arbitrio dei potenti di manipolare le idee; quella della stampa, di difendere l’informazione dal predominio dell’intrattenimento.
Un cinema diretto e comunicativo, estraneo alle tradizioni ed alle formalità festivaliere, un inno al rifiuto del compromesso che resta bizzarro sfondo alla delicata ricerca di equilibri nella assegnazione dei premi. Indiscussi restano i riconoscimenti alla Carriera, che vanno al maestro di animazione giapponese Hayao Miyazaki ed alla sua poesia (da Heidi e Lupin III, fino ai più recenti La città incantata, ed Il castello errante di Howl), ed alla nostra Stefania Sandrelli.
Ma qualche critica suscita la Coppa Volpi assegnata a Giovanna Mezzogiorno per la sua interpretazione ne “La bestia nel cuore” di Cristina Comencini, come a risarcire un cinema italiano altrimenti relegato nei più oscuri anfratti. La vivacità del dibattito tra i sette membri della giuria non è certo elusa dal presidente
Dante Ferretti, che difende comunque la scelta, e ribatte all’insinuazione che arrivi a risarcire l’attorialità femminile il Leone Speciale assegnato a Isabelle Huppert. Un premio più che esclusivo, visto che l’ ultimo precedente risale a 20 anni fa, con il riconoscimento allo straordinario regista portoghese Manuel de Oliveira.
Al cinema francese con “Les Amants Regulier” va il Leone d’Argento per la miglior regia, che omaggia per la seconda volta Philippe Garrel (già premiato nel 1991),e l’Osella per la fotografia a William Lubtchansky, maestro della nouvelle vague e collaboratore diGodard.
Il Premio Speciale della Giuria va invece ad Abel Ferrara ed alla sua personale inchiesta sulla vita di Gesù in “Mary”. Così si chiude il bilancio di un festival stretto in bilico tra sentieri noti ed aperture alla verità, tra distacco autoriale e richiami urgenti all’attualità, ruolo di kermesse mondiale ed echi di tutto ciò che potrebbe essere.


NOTIZIE
Ang Lee batte George Clooney
Con "Brokeback mountain" di Ang Lee trionfa al festival una grande storia d'amore. George Clooney, favorito da critica e pubblico, incassa il colpo con il consueto irresistibile sorriso.

12.09.2005 - Autore: M.S.