ANATOMY

Vivi che vengono brutalmente trucidati e dissezionati. Stanze adibite a depositi di cadaveri. Frenetici viaggi in corsia verso una morte atroce ed inaspettata. Non è una puntata di ER: medici in prima linea. Non è neppure il seguito dellagghiacciante allegoria socio-politica di Society The Horror. Eppure Anatomy dellaustraliano Stefan Ruzowtzky presenta alcune caratteristiche simili ai titoli appena menzionati. Del celebre serial ospedaliero mantiene lo stampo specificamente televisivo: come dire anziché proporsi come un opera destinata alle sale cinematografiche sembra piuttosto la puntata di uno sceneggiato tv prevedibile e approssimativo. Per quanto riguarda gli aspetti che il prodotto ha in comune con la pellicola cult di Brian Yuzna, occorre sottolineare che la liceità dellaccostamento è giustificabile a due livelli: anzitutto, per il gusto spiccatamente splatter e gore delle inquadrature principali e, secondariamente, per la centralità narrativa assunta dallorganizzazione settaria rappresentata nel racconto. Ovviamente, nei due casi citati lutilizzo e la strumentalizzazione del genere horror è piegata ad esigenze tematiche completamente diverse tra loro. E siamo arrivati al problema di fondo. Il confronto non regge in alcun caso. Pur muovendo da uno spunto di per sé interessante (quella di filmare le pratiche e i comportamenti nefasti di un gruppo di paramedici unicamente intenti a seguire una deontologia professionale anti-ippocratica), Anatomy non sviluppa approfonditamente quegli aspetti ideologici che avrebbero reso la pellicola una significativa risposta della cinematografia europea all acclamato caso di The Skulls. Stile evanescente, ambiguità contenutistica, eccessiva linearità del plot. Tutti elementi che finiscono non solo per incidere sulle qualità oggettive del film ma che offuscano parzialmente anche la sostanziale bravura della protagonista Franka Potente, perlopiù conosciuta al grande pubblico per aver abilmente interpretato Lola corre di Tom Tykwer.