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"Amore puo' darsi"
Una commedia divertente , surreale, sostenuta da battute vivaci

14.04.2003 - Autore: Beatrice Rutiloni
Davide e Giulia sono due trentenni alla fine di una tormentata storia damore che li tiene insieme da dieci anni. La notte prima delludienza che porrà fine davanti alla legge al loro amore grandissimo, Davide fa un sogno aiutato da un acido che prende ad una festa. Lincubo vede lui e Giulia al centro di un processo per il loro divorzio con una giudice che vuole a tutti i costi trovare un colpevole per il fallimento del loro matrimonio. Verranno chiamati a testimoniare amici, parenti e tutti coloro che hanno conosciuto la coppia. Così tra accuse e rinfacci reciproci, i flashback e il rincalzarsi degli avvocati difensori delle parti, viene fuori ununione impossibile, per quanto appassionata, tinta di toni grotteschi, portata allinverosimile dalla sindrome di Peter Pan di Davide. Un come sarebbe stato iperbolicamente al negativo. Il sogno si conclude con un rapimento, che segna lennesima riunione dei due, Davide colpisce la giudice a morte e scappa con Giulia. Ma tutto svanisce al risveglio e ci ritroviamo ancora alla mattina delludienza. Nella realtà il divorzio è una pratica sbrigativa e risolutoria, suggellata dallultimo ritorno dei due consumato nellascensore del Tribunale. Niente però potrà ancora separarli, in qualche modo,e latto di scioglimento dal vincolo matrimoniale si configura come una nuova forma di unione più aperta, tantè che Davide e Giulia avranno un bambino insieme.
Il commento
Inevitabile che il mood di Muccino, dilagante di questi tempi, tenti di inglobare nella commedia generazionale qualsiasi tentativo di ritrarre una coppia che scoppia. E facile ricollegare il tutto alla crisi dei trentenni afflitti da sindrome di Peter Pan e alle coppie che tentano di ritrovare quei valori che, diciamolo, sono sullorlo di un collasso. Non perché non esistono più, quanto perché stanno riemergendo e non si sa come gestirli. Eppure, Amarsi può darsi, che costituisce lesordio nel lungometraggio di Alberto Taraglio, già fumettista, sceneggiatore e autore di programmi televisivi, è in un certo senso lanti Muccino, e per vari motivi. Il primo è che la coppia al centro della vicenda non è infilata in nessuno stereotipo generazionale, hanno trentanni solo perché ci viene detto, ma potrebbero averne di più o di meno e la storia reggerebbe lo stesso. Anche latmosfera che si respira è un po retrò, con il processo-sogno vissuto dallo sposo in fuga, che ricorda tanto la commedia italiana anni 70, con un titolo in particolare A mezzanotte và la ronda del piacere di Fondato ma anche Il marito di Sordi. Inoltre cè da dire che qui si parla di un divorzio, parola nera che con ogni probabilità i personaggi di Muccino non arriveranno mai a pronunciare. Non ultima è la chiave surreale - sarcastica con cui viene affrontata la crisi finale della coppia, che proprio per questo valore non tende a mettere in crisi lo spettatore, ma anzi, gli suggerisce una svolta di lettura, così le nevrosi dei sentimenti si polverizzano in una risata. Il film è ricco di citazioni ironiche, come la divertente satira del dramma svedese, o la scena dellascensore rubata a Caruso Pascoski, oltre alle ripetute sequenze con le scale de Lassedio ispirate, forse, dalla presenza di Santamaria stesso. Molto affiatata la coppia di attori, che nella realtà si proclamano assai diversi dai loro personaggi, lei, una ragazza in fuga, allergica ai legami stabili, lui, un inguaribile romantico.
In sintesi
Una commedia divertente, surreale, sostenuta da battute vivaci, ma soprattutto dove nessun trentenne figlio di quegli stronzissimi anni ottanta si procurerà delle crisi di coscienza.