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Amici miei, Amici nostri

Nuove zingarate e supercazzole. Ma ripercorriamo la loro storia per scoprire dove tutto ebbe davvero inizio

Amici Miei

16.03.2011 - Autore: Alessandro De Simone
Polemiche, finti funerali in piazza a Firenze, gruppi Facebook con migliaia di integralisti monicelliani che protestano contro l’operazione confezionata dalla premiata ditta De Laurentiis - Parenti, che dopo una lunga gestazione sono riusciti a portare sugli schermi italiani, cinquecento tanto per cominciare, il chiacchierato prequel di "Amici miei", il cui titolo è completato da un emblematico ...come tutto ebbe inizio.

Firenze nel 1400 era in fondo un posto dove la gente aveva già uno spirito goliardico radicato e proprio da quest’assunto appassionato nasce il desiderio di Neri Parenti, da molti anni abituato a timbrare il cartellino del cinepanettone, di omaggiare la sua appartenenza gigliata e una storia, quella dei quattro amici di sempre, il Mascetti, il Perozzi, il Necchi e il Melandri, che è molto più di un racconto di zingarate e bischerate.

Amici miei

Al di là delle polemiche, è opportuno ricordare come nasce "Amici miei", la cui gestazione meriterebbe da sola un film. La sceneggiatura porta la firma di Pietro Germi, maestro del cinema italiano con all’attivo titoli come "Sedotta e abbandonata", "Divorzio all’italiana" e "Alfredo, Alfredo". Sarebbe dovuto essere il suo ultimo film, ma non ce la fece a dirigerlo. Lo affidò all’amico Mario Monicelli, che con De Bernardi, Pinelli e Benvenuti, autori insieme a Germi dello script, girò un’opera guascona e malinconica, travolgente e allo stesso tempo elegiaca, la parabola di quattro uomini incapaci di crescere in un’epoca, gli anni Settanta, in cui l’Italia stava per subire cambiamenti radicali e terribili sull’onda del Sessantotto, delle prime lotte operaie e della crisi economica.

"Amici miei" è per tutte queste ragioni un’opera fondamentale per la cultura italiana, ancora oggi per molti versi attuale, e resa immortale dalle interpretazioni di quattro attori straordinari: Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Duilio Del Prete e Gastone Moschin (l’unico ancora in vita dei quattro zingari). I due successivi episodi sono più mere operazioni commerciali, per quanto il secondo, ancora diretto da Monicelli, cerca di mantenere lo spirito malinconico del primo, senza però riuscirci completamente. Il terzo, con Nanny Loy in cabina di regia, è un’opera geriatrica con pochi guizzi.

Amici miei - Come tutto ebbe inizio

"Amici miei - Come tutto ebbe inizio", cerca di mantenere una continuità, richiamando gli sceneggiatori originali a cui si affiancano i navigati Fausto Brizzi e Marco Martani, ma al di là del risultato finale, e del fatto che lo stesso Monicelli si dichiarasse piuttosto perplesso dell’operazione in sé, dovrebbe essere visto come un film slegato cinematograficamente dall’originale, per tutte le ragioni di cui sopra e soprattutto perché l’ambientazione rinascimentale ne fa per forza di cose un prodotto di tutt’altro genere. Potremmo paragonarlo più a una storia alla “dottor Zapotec”, il personaggio della Disney che mandava a spasso nel tempo (altro titolo caro a De Laurentiis) Topolino e Pippo.

Alla fine, stiamo parlando di cinema e divertimento, due questioni di cui giudice supremo è sempre e comunque il pubblico. Vedremo se questi amici del passato mediceo verranno premiati o messi alla gogna dall’audience nostrana.

La pellicola è distribuita nei cinema da Filmauro

Per saperne di più
Il trailer di Amici miei - Come tutto ebbe inizio