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American Beauty compie vent'anni, scopriamo i segreti del film Premio Oscar

Il film di Sam Mendes, vincitore di cinque Statuette, è ancora oggi un vero classico

American Beauty

12.09.2019 - Autore: Marco Triolo
Sono vent'anni che non guardate più un sacchetto di plastica che fluttua nel vento con gli stessi occhi. Lo dovete ad American Beauty, uno di quei film che, se venisse realizzato oggi, genererebbe una collezione di meme in grado di durare per sempre.
 
Da noi, American Beauty uscì nel gennaio del 2000, in USA debuttò il 15 settembre 1999 dopo un'anteprima al Toronto Film Festival. Fu un successo enorme: costato 15 milioni di dollari, ne incassò 356 nel mondo. E si impose immediatamente come film di culto capace di riflettere la società e la cultura americana di fine millennio.
 
Vinse inoltre cinque Oscar – miglior film, regia, sceneggiatura originale, fotografia e attore protagonista – cementando la carriera di Kevin Spacey e lanciando quella di Sam Mendes. Il regista veniva dal teatro e American Beauty segnò il suo esordio cinematografico all'età di 34 anni.
 
Per celebrare i vent'anni di American Beauty, ecco alcune curiosità sul film che forse non sapevate...

 
Il titolo. American Beauty non significa solamente “Bellezza americana”. Tra i temi, il film ha anche quello della bellezza e di come questa si trovi nei luoghi e nei momenti più improbabili. Per questo il titolo si riferisce a un particolare tipo di rose che tendono a marcire alle radici, pur essendo bellissime. Una metafora del mondo suburbano rappresentato nel film, perfetto in superficie e marcio nel profondo. Anche la frase di lancio, "Guarda da vicino", si riferisce a questo.
 
Il sacchetto. L'immagine più iconica del film è senz'altro quella del sacchetto di plastica che fluttua, ripresa da Ricky (Wes Bentley) con la sua videocamera. L'immagine fu tra quelle che spinsero lo sceneggiatore Alan Ball a scrivere il film. Ball vide la scena mentre sedeva nella piazza antistante il World Trade Center a New York. Gli restò impressa e la incluse nella sceneggiatura. 


 
Il poster. Altra immagine iconica associata al film, quella del ventre e della mano di donna che stringe una rosa. Chiunque darebbe per scontato che si tratti della mano e del ventre di Mena Suvari, l'attrice che interpreta la “lolita” Angela. In realtà la pancia è quella dell'attrice e modella Chloe Hunter. La mano è invece di Christina Hendricks, stando a una sua confessione su Instagram nel 2019.
 
Steven Spielberg. Il film fu prodotto da DreamWorks, lo studio fondato da Steven Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen. Spielberg lesse la sceneggiatura di Ball un sabato sera. Il lunedì successivo arrivò agli uffici DreamWorks e disse: “Facciamo questo film, e non cambiamo una parola”. Fu lui a raccomandare che Mendes dirigesse American Beauty.

 
Autobiografico. Alan Ball basò parte del film su aspetti della sua vita. Ad esempio, l'insoddisfazione di Lester (Spacey) viene dalla rabbia e dalla frustrazione di Ball dopo anni di lavori odiosi per gente che non rispettava. Il personaggio di Chris Cooper, il colonnello in pensione Frank Fitts, fu ispirato dal suo stesso padre, che lui sospettava essere gay.
 
Kevin e Annette. Nonostante il completo appoggio di Spielberg, Mendes ebbe il suo daffare a lottare per convincere le alte sfere DreamWorks delle sue scelte in fatto di casting. Kevin Spacey e Annette Bening erano le sue prime scelte per i ruoli di Lester e Carolyn Burnham. Ma lo studio avrebbe preferito attori di più alto profilo. Per Lester, furono considerati Bruce Willis, Kevin Costner, John Travolta, Chevy Chase e Tom Hanks. Per Carolyn, Helen Hunt e Holly Hunter.

 
Palestra. Nel corso del film, Lester inizia a fare esercizio fisico per poter sedurre Angela. Spacey dovette perciò andare davvero in palestra per migliorare il suo aspetto durante la lavorazione. Il problema è che Mendes non girava in ordine cronologico. E così l'attore dovette ricorrere ad altri trucchi, ad esempio lavorare sulla postura, per mettere in scena la sua trasformazione.
 
Vittoria. American Beauty fu premiato, come detto, con cinque Oscar. Fu il primo film DreamWorks a vincere il premio al miglior film (in precedenza, Salvate il soldato Ryan era stato candidato ma non aveva vinto). Fu anche, insieme a Il silenzio degli innocenti, l'unico film non in costume a ricevere il premio negli anni '90.