"È stata un'avventura difficile, cominciata addirittura nel 1995. All'inizio la figlia dello scrittore non voleva dare i diritti di un libro troppo particolare, incompiuto e trovato nella macchina dove il 4 gennaio del 1960 suo padre è morto in un incidente. Lei, poi, ha lavorato anni per decifrarlo". Queste le parole di Gianni Amelio, che dalle colonne del quotidiano 'La Repubblica', parla del suo nuovo film 'Il primo uomo', tratto dal libro di Albert Camus, che uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo 20 aprile.
"Per raccontare l'esistenza di un altro, devi farla diventare tua - racconta il regista -. E qui c'erano parecchie coincidenze tra l'infanzia di Camus negli anni '20 e la mia, negli anni '50. Grazie a Camus ho trovato il coraggio di fare il film autobiografico che avevo in mente da tempo".
Amelio parla anche del futuro e del prossimo film che intende girare: "Gli ultimi tre film li ho fatti in Algeria, in Cina, in Germania. Non giro in Italia dal 1998, da 'Così ridevano', che mi ha permesso di vincere il Leone d'Oro. Ora torno a girare un film che racconta l'Italia di oggi".


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Amelio: "Il primo uomo, un film autobiografico"
Il regista racconta la genesi del suo ultimo lavoro, nelle sale dal prossimo 20 aprile

26.03.2012 - Autore: A.P.