Thriller, ma anche horror, pur se principalmente concettuale. Ecco La pelle che abito, nuovo film di Pedro Almodovar tratto liberamente dal romanzo Tarantula di Thierry Jonquet. La pellicola si avventura in un genere cupo e disturbante, anche grazie alle interpretazioni del veterano Antonio Banderas (una carriera trentennale divisa tra Spagna e USA, lanciata proprio da Almodovar) e dell'affascinante Elena Anaya. La storia, torbida, è quella di un chirurgo plastico che, tormentato dal ricordo della moglie morta carbonizzata, crea una speciale pelle sintetica e ignifuga. La sperimenterà su una donna misteriosa, anch'essa legata al passato drammatico e pieno di lutti del medico.
“Il film parla di un enorme abuso di potere – spiega il regista – ma ho voluto raccontarlo in modo austero e sobrio, senza indulgere nello splatter, troppo scontato. Credo che in questo modo l'effetto sia molto più potente”. Ma la pellicola tratta anche un tema all'ordine del giorno, quello della chirurgia estetica e di come troppo spesso le persone ne abusino: “Volevo parlare dell'identità. Oggi, possiamo dire che il volto non è più lo specchio dell'anima, perché la chirurgia può cambiarlo a piacere. Ma nonostante tutto, la scienza non ha ancora avuto accesso all'identità di una persona, che sta al di sopra della sua immagine, del suo corpo, del sesso. E' qualcosa di intoccabile, al di là di qualsiasi manipolazione”.
Ora Almodovar ha in ballo due progetti per il futuro: “Quando scrivo lo faccio come un romanziere, le storie mi accompagnano per anni e ne scrivo anche cinque o sei alla volta. Alla fine ce ne sono sempre un paio più sviluppate delle altre, e infatti sto scegliendo tra due storie, entrambe legate ai media, per il mio prossimo film”.
Interpretato anche da Marisa Paredes, Jan Cornet e Roberto Alamo, La pelle che abito è distribuito nei cinema da Warner Bros. Italia.


NOTIZIE
Almodovar e il suo thriller tra corpo e anima
Anteprima: La pelle che abito

23.09.2011 - Autore: Marco Triolo