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Al Pacino

Uno degli ultimi geniali talenti nel panorama del cinema americano

People I know

12.04.2007 - Autore: Claudia Panichi
Una leggenda del cinema contemporaneo, un uomo che ha saputo fare del proprio mestiere, in continua evoluzione e trasformazione, una ragione di vita. E sì, perché la strada di James Alfred Pacino, per l'anagrafe del cinema "Al", figlio di emigranti italiani, altra non poteva essere se non quella di divenire uno dei più grandi interpreti dei nostri tempi. La sua passione per la recitazione cominciò a rendersi fertile sin dai 17 anni, quando fu accettato alla Manhattan High School of Performing Arts, per consacrarsi poi definitivamente nella scuola prestigiosa di Lee Strasberg, l' "Actor's Studio" di New York. Da lì spiccò il volo, un cammino che oggi lo rende un mostro sacro di Hollywood, uno dei pochi geniali attori americani contemporanei. Con i suoi ruoli cinematografici non solo ha influenzato diverse generazioni di spettatori, ma è anche riuscito a lasciare un'impronta unica nel panorama culturale americano. Dal rapinatore di banche di " Quel pomeriggio di un giorno da cani" a Michael Corleone, spietato mafioso nella trilogia "Il Padrino", quando Marlon Brando, altro genio, gli passò il testimone ideale nel primo episodio. Dall'impiegato contabile di "Americani" all'ufficiale cieco in "Scent of a Woman", le appassionate interpretazioni di Al Pacino hanno colpito gli spettatori per quasi trent'anni. E proprio ora, alla vigilia dei suoi 62 anni il 25 aprile, questo attore, uno degli ultimi rappresentanti di una razza in via d'estinzione di "attori- cacciavite", cioè attorno ai quali può avvitarsi e ruotare un'intera pellicola, ha dato un'ennesima prova di sé interpretando Eli Wurman in "People I Know". Anche in questo ruolo s'intravede uno studio accurato sul personaggio, un calarsi completamente nel ruolo che è proprio del metodo Strasberg, in cui è difficile scoprire la sottile soglia che separa l'attore dal personaggio. Eli è un brillante, intraprendente e insolitamente sensibile Pr newyorkese ma, lontani i tempi di gloria, è perso oramai nella confusa evanescenza dei media, della politica e delle celebrità Al rappresenta un cinema esistenzialista, un modello dell'antieroe hollywodiano, uomo tormentato, specchio del caos urbano e del disordine morale. E' un solitario e, come la maggioranza dei personaggi cui ha dato vita, non conosce altro dolore che non siano i suoi, sia che si trovi dalla parte della legge o contro di essa. E in Eli Wurman il malessere è talmente forte da convincerlo a scomparire da quell'incubo che è la sua vita. Qualsiasi parte interpreti, il suo destino è quello di rappresentare la sconfitta esistenziale. Violento sino alla crudeltà in "Scarface", amaro in "Carlito's Way" e "Donnie Brasco", voce rauca e torrenziale, si è riversato come un fiume in piena su tanti copioni riducendoli ai suoi scopi. Dai suoi film esce sempre come gigante del set, e tempo passerà ancora, ma non lo cambierà mai. A noi il piacevole compito di osservare la sua prodigiosa arte che sicuramente ci riserverà ancora emozionanti sorprese.