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Akira: l'animazione esplosa

Nel 1982 scoppia una bomba nucleare che devasta gran parte del Giappone: quella bomba è un Manga dal titolo Akira, all'interno di una rivista dal titolo "Young Magazine"

Akira: l'animazione esplosa

19.05.2009 - Autore: Luca Persiani
Nel 1982 scoppia una bomba nucleare che devasta gran parte del Giappone: quella bomba è un Manga dal titolo Akira pubblicato all\'interno di una rivista dal titolo \"Young Magazine\". Ambientata 38 anni dopo la Terza Guerra Mondiale a Neo-Tokyo, una megalopoli costruita sulle rovine della Tokyo che conosciamo, la serie narra dei tentativi dell\'esercito di usare bambini con poteri ESP come armi: tra questi c\'è il potentissimo e misterioso Akira. L\'autore del Manga è Katsuiro Otomo, attivo dal 1973 con una numerosa produzione di storie brevi con temi a cavallo fra il fantasy e la vita quotidiana, realizzati con uno spirito visivo e un ritmo che riflettono un\'attenzione peculiare verso il cinema contemporaneo e il jazz, nonché una forte ricerca di realismo, in particolare nella realizzazione delle anatomie. La pubblicazione della prima storia dimostra che Akira è esattamente il prodotto destinato al target a cui si rivolge \"Young Magazine\". La risposta del pubblico al lavoro di Otomo è straordinaria. Akira rompe una tradizione che voleva il fumetto relegato a particolari fasce di pubblico, come i bambini o i giovani lavoratori, portando alla luce un\'audience fatta di teenager e studenti. Altra rivoluzione risiede nella scelta di rilegare le storie inizialmente pubblicate a puntate in albi di 360 pagine, contro le 240 della tradizione e di scrivere il nome dell\'autore in copertina traslitterato in caratteri occidentali. Gli sforzi compiuti da Otomo e dal grafico Akira Saito conferiscono al prodotto un\'immagine fresca e nuova che si avvicina alle caratteristiche delle produzioni fumettistiche americane. Il lavoro è premiato dal rapido esaurimento delle 300.000 copie tirate per il primo volume, tiratura che per gli altri sei numeri si assesterà sul mezzo milione di albi. A metà degli anni \'80 Akira comincia a essere pubblicato anche in occidente e diventa un fenomeno di costume e di culto. Nel 1988 le 2160 pagine del Manga vengono tradotte in un lungometraggio di 120 minuti, un mastodontico e ambizioso lavoro di animazione che avvicinerà definitivamente la cultura occidentale all\'arte dell\'Anime. Uno staff di 70 persone lavora intorno agli storyboard personalmente disegnati da Otomo per le 783 scene del film, utilizzando 283 sfumature di colori e realizzando 150.000 trasparenti. Otomo aveva ben presente i look e l\'atmosfera da dare al film, e il direttore della fotografia Mizawa si trova costretto a impiegare numerose tecniche di sovrapposizione per ottenere con precisione quella cupezza diffusa che avvolge l\'opera. Il tutto è complicato dal fatto che l\'azione si svolge prevalentemente in situazioni notturne o con poca luce, molto più ardue da realizzare con efficacia. Questo porta a una sperimentazione innovativa con sfumature di colori, espressamente creati per la resa cinematografica. Le voci sono state pre-registrate con una tecnica rivoluzionaria, specialmente per il Giappone, impiegando il controllo elettronico del Quick Action Recorder, un computer che consente di controllare la sincronia voce-labiale prima dello sviluppo della pellicola. Otomo affronta tutto questo per permettere agli attori di sviluppare le personalità dei personaggi, dando vita a una specie di radio-dramma che già da solo risulta avere una forte valenza espressiva. Parimenti complesso è lo studio degli effetti sonori realizzati con l\'impiego del Synclavier, lo strumento elettronico sviluppato dal musicista americano Frank Zappa. Tutte queste tecniche sono ora divenute standard nell\'industria dell\'animazione e in qualche caso sono state addirittura superate. Akira rappresenta un punto di svolta nell\'industria dell\'animazione e ha contribuito a spingere in avanti i metodi di produzione dimostrando la versatilità e la complessità di molte tecnologie. Il risultato è un\'animazione fluida, di alta qualità espressiva al servizio di una narrazione intricata, epica e maestosa, immersa in un\'atmosfera avvolgente e terribile. Infine, da non trascurare è l\'enorme fascino dell\'idea centrale del film che si basa sulla premessa che la realtà è informazione: informazione genetica (le caratteristiche dell\'individuo sono già prefissate quando questo non è che una singola cellula), culturale, economica. Anche il futuro dipende dall\'informazione, nella misura in cui è possibile ricostruirne e prevederne i parametri fissati nell\'evoluzione biologica. Tutti questi dati (soprattutto quelli genetici) hanno origini remote, parallele alla storia del mondo. Akira narra del tentativo di piegare e dominare queste \"informazioni psico-biologiche\": un potere che viene dall\'interno dei protagonisti paranormali. Il tentativo si risolve in una gigantesca sconfitta della carne, che si altera e si deforma sotto la spinta di un\'energia psicofisica della quale si è perso il controllo. Quasi un paradigma poetico e allucinante di quanto potrebbe accadere alla società umana contemporanea.  
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