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"A.I.": troppo Kubrick, poco Spielberg
04.05.2006 - Autore: Nexta
"L'effetto speciale più spettacolare del nuovo film di Steven Spielberg "A.I." è invisibile agli spettatori: un regista morto che dalla tomba riesce a succhiare la vitalità di un collega vivente". L'osservazione ironica del settimanale 'New Yorker' non è isolata: numerosi critici cinematografici americani accusano oggi "A.I." di essere più frutto della misantropia di Stanley Kubrick che della vitalità ottimista di Spielberg. Qualcuno parla addirittura di plagio dall'oltretomba. Nel film, una versione futurista della fiaba di Pinocchio, gli esseri artificiali mostrano molta più umanità delle persone. Il bambino-robot David viene abbandonato dalla madre adottiva in un bosco. E' l'inizio di un viaggio-odissea in un mondo spietato dove gli esseri umani si comportano con gli esseri artificiali non diversamente da come i nazisti si comportarono con gli ebrei. L'influenza di Kubrick è pesante. In "2001:odissea nello spazio" il robot Hal si comportava in modo molto più umano dei freddi astronauti. La situazione si riproduce in "A.I.": "Gli esseri umani sono nevrotici, frenetici e vuoti, le macchine sono sofisticate e di buon carattere". Il risultato è una mistura confusa di "E.T.", "2001: Odissea nello spazio", "Incontri ravvicinati del terzo tipo" ed "Arancia meccanica". La scelta di Haley Joel Osment per interpretare il bimbo artificiale David "E' puro Spielberg" così come il senso di estraniamento del ragazzo dalla famiglia umana e il desiderio di essere amato. Anche il finale a sorpresa è in carattere con lo Spielberg di "E.T." e "Incontri ravvicinati" (dove le apparizioni degli extra-terrestri, in una atmosfera mistica, risolvono i problemi lasciati in sospeso). Ma tutta la parte centrale di "A.I." è puro Kubrick: La magia della speranza è stata sostituita dalla più cupa disperazione.