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Addio Chantal Akerman. Si ipotizza il suicidio per la cineasta belga

Il mondo del cinema in lutto per la morte della regista, figura di riferimento per gli autori più sperimentali francesi e statunitensi

06.10.2015 - Autore: Mattia Pasquini (nexta)
"Una delle figure piu influenti e importanti del cinema modernista degli anni '70": queste le parole utilizzate dal quotidiano francese Libération nel comunicare la notizia della morte di Chantal Akerman. A 65 anni scompare così una delle registe più importanti della scena avanguardista e femminista degli anni '70, autrice di film come Golden Eighties (1986), D’Est (1983), Un divano a New York (1996), La Captive (2000), La Folie Almayer (2011) e Jeanne Dielman, 23, quai du commerce, 1080 Bruxelles (1975).

Non molto è trapelato in merito, per ora, anche se rimbalzano in rete le parole dell'amico Jacques Aumont, critico e teorico francese, che su facebook ha parlato apertamente di suicidio ("J’apprends le suicide de Chantal Akerman. Impression d’irréalité: ce n’est pas possible"). La sua morte è comunque confermata dalla sorella Sylviane e dal direttore della Cinémathèque Royale de Belgique, Nicola Mazzanti, che con lei aveva lavorato a stretto contatto restaurando i suoi film, che ha dichiarato non essere ancora ben nota la causa della morte, avvenuta comunque nella città di Parigi, dove viveva.

Nata a Bruxelles il 6 giugno del 1950, di origini ebraiche, la Akerman aveva studiato presso l’INSAS (Institut supérieur des Arts, du Spectacle et des Techniques de Diffusion) prima di emigrare a New York e diventare un riferimento per registi universalmente conosciuti come Gus Van Sant. Aveva recentemente accompagnato al Festival di Locarno il suo ultimo No Home Movie, dedicato per altro agli ultimi giorni di vita della madre e che la stessa regista aveva definito "Un film sul mondo che cambia, e che mia madre non vede".