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A Torino i riflettori sulla Dolce Vita

Si chiama "Gli anni della Dolce vita" ed è la mostra fotografica in esposizione al Museo del Cinema di Torino fino al 21 marzo. Attraverso gli scatti di Marcello Geppetti e Arturo Zavattini è possibile ammirare gli anni d'oro del glamour italiano.

La dolce vita

28.01.2010 - Autore: La redazione
Da Raquel Welch che balla sui tavoli a Marcello Mastroianni che sfoggia un’insolita barba incolta, passando per Brigitte Bardot fino a Sophia Loren mentre viene diretta da Vittorio De Sica sul set de “La riffa”. E poi ovviamente c’è lui, il maestro Federico Fellini "catturato" sul set de “La dolce vita”. Lo vediamo riposare su un prato, scherzare con i suoi attori e aggirarsi sul set con le mani in tasca e gli occhiali da sole.

Sono questi gli scatti di Marcello Geppetti e Arturo Zavattini in esposizione al Museo del Cinema di Torino. Si tratta di fotografie non pensate per finire in una mostra, ma di scatti "rubati" per essere stampati il prima possibile sulle pagine dei giornali. Ad esaminarli si nota un modo di lavorare più difficile e complesso, lontano da quello dell’era digitale odierna. Geppetti e i paparazzi dell’epoca furono i pionieri del glamour.

Quella della Dolce vita - ricorda Alberto Barbera direttore del Museo Nazionale del Cinema – è una storia che è stata scritta e riscritta una infinità di volte. E allora, come annota il compianto Tullio Kezich in uno dei suoi ultimi scritti: come ricordare (il film) con qualcosa che non sia già stato detto, visto e stampato?. Noi ci proviamo, perché a 40 anni dalla “prima”, tenutasi a Milano il 5 febbraio 1960 – non senza contestazioni, anche violente - di quel film non ci si può proprio dimenticare. E non soltanto perché è uno dei film più giustamente celebrati del suo autore, ma perché è uno dei pochi lavori per il cinema che siano assurti a metafora di un momento storico determinato, cartina di tornasole di una condizione etica prima ancora che epocale, rappresentazione insuperata dell’Italia e degli italiani alla vigilia del grande boom, del quale seppe non solo pronosticare l’avvento ma la fine stessa, inscritta nel dna di una società malata, in quanto priva di anticorpi e moralmente fragile”.

Per saperne di più
La fotogallery della mostra
Il sito ufficiale del Museo Nazionale del Cinema di Torino

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