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7 psicopatici - La nostra recensione

Dopo il successo di In Bruges il regista Martin McDonagh alza il volume del pulp ma realizza un'opera autoreferenziale

Seven Psychopaths

17.11.2012 - Autore: Adriano Ercolani
Quello che aveva maggiormente impressionato del precedente In Bruges di Martin McDonagh era stata la capacità di trovare un equilibrio tra dramma psicologico e pulp giocoso, oltre al merito di aver tenuto sotto controllo attori tendenzialmente istrionici come Colin Farrell e Ralph Fiennes. Per questa nuova avventura cinematografica il regista inglese ha scelto Los Angeles e il sottobosco di attori e soprattutto sceneggiatori, che cercano ispirazione dalla vita reale per creare fiction che ne riproponga la verità. Ma cosa succede se la realtà poi si dimostra pazzesca e più spropositata della finzione?

Seven Psychopaths recensione Colin Farrell Festival di Toronto
Il trailer di 7 psicopatici

Oltre al fido Colin Farrell, 7 psicopatici può contare anche su numerosi attori di talento come Christopher Walker, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Abbie Cornish, Olga Kurylenko e Tom Waits. Evidentemente concentrato nel voler rendere evidente la sua capacità di costruire storie dall’incastro vorticoso e situazioni paradossali, il regista/sceneggiatore questa volta vola decisamente troppo alto e costruisce una trama che dimostra soltanto la sua autoreferenzialità. Seven Psychopaths all’inizio è convincente (spassoso il prologo interpretato dai non accreditati Michael Pitt e Michael Stuhlbarg), poi pian piano diventa un gioco grottesco che invece di divertire lascia posto all’irritazione: la storia procede in mille direzioni differenti senza che ce ne sia effettivo bisogno, e questo avviene soltanto perché possano essere aggiunte tutta una serie di scene violente nella tradizione più sanguinolenta del pulp contemporaneo.

McDonagh però è lontano anni luce da Quentin Tarantino, non possiede la sua capacità di gestire a proprio piacimento i ritmi di un lungometraggio, di condirlo con dialoghi così virtuosi da diventare quasi “filosofici” (passateci l’idea ardita). Nella seconda poi il cineasta rischia addirittura la presunzione in un confronto ancora più ardito col genio di Charlie Kaufman, in particolare con il suo script più riuscito e teorico, quello de Il ladro di orchidee. Il risultato è un prodotto che, proprio come viene annunciato da uno dei protagonisti (ma dai!) si blocca su se stesso in un’interminabile sequenza nel deserto, dove i personaggi chiacchierano amabilmente in attesa della sparatoria che regolerà i conti tra il boss criminale, lo sceneggiatore e il suo migliore amico attore da strapazzo.

Seven Psychopaths recensione Colin Farrell Festival di Toronto
Colin Farrell e Sam Rockwell in una scena del film

Se vi è piaciuto In Bruges e volete preservare un buon ricordo delle capacità di Martin McDonagh forse è meglio rivolgersi a questo suo secondo lavoro con atteggiamento distaccato e non troppo ansioso. 7 psicopatici ha tutti i cliché e i difetti dell’opera seconda che segue un esordio di successo. Peccato.

La pellicola, in uscita il 15 novembre, è distribuita da Moviemax
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