Un'altra giovinezza
Alle soglie della II Guerra Mondiale il professore rumeno Dominic Matei, a causa di un bizzarro evento che gli cambia la vita, è costretto a fuggire dal suo paese e a vagare attraverso la Romania, la Svizzera, raggiungendo anche l'isola di Malta e perfino l'India...
Nella storia cinematografica americana, ma più in generale in quella del
cinema mondiale, Francis Ford Coppola ha rappresentato un momento
fondamentale, imprescindibile. Più dei suoi “compagni” Scorsese,
Spielberg, Lucas o De Palma, egli ha riscritto l'estetica ed ha
re-impostato i meccanismi produttivi di Hollywood, rischiando più di
tutti, e molto spesso pagando di persona per i propri fallimenti,
comunque sempre legati a progetti radicalmente coraggiosi. Coppola è
stato colui che ha impresso nell'immaginario contemporaneo il concetto
di “autore” a tutto tondo.
Di conseguenza, tornare in sala per vedere dopo dieci anni un
lungometraggio da lui diretto è un'emozione unica, che prescinde quasi
dall'effettiva riuscita dell'opera stessa. Già, perché questo suo nuovo
“Un'altra giovinezza”, presentato in anteprima mondiale alla Festa del
cinema di Roma., è un film abbastanza deludente; ma, come succede sempre
quando questo regista ha fallito, per eccesso di idee, di generosità.
Il problema fondamentale è che la materia narrativa – scaturita dal
romanzo di Mircea Eliade - è talmente vasta e difficile da condensare in
una sceneggiatura, che alla fine ci si è persi in un pamphlet che mette
troppa carne al fuoco per poi gestirla con coerenza.
Eppure la storia dell'anziano professor Matei (Tim Roth) - studioso
orientalista ossessionato dalla ricerca delle origini del linguaggio –
che colpito da un fulmine subisce un inspiegabile processo di
ringiovanimento, e scopre le potenzialità e le inquietudini della sua
condizione, aveva tutte le potenzialità per essere affascinare. Finché
infatti la trama principale rimane incentrata su questa vicenda, il film
funziona abbastanza bene, sorretto da un'idea di regia semplice ed
insieme desiderosa di sperimentale nuovamente la totale libertà creativa
che contraddistingueva i primi lavori di Coppola; quando però la
vicenda si muove verso l'indagine più filosofica che riguarda la
scoperta degli albori del linguaggio - quindi della nascita della
civiltà umana – il lungometraggio diventa affettato, e sfiora in molte
parti la noia. Anche la magistrale interpretazione di Tim Roth non
riesce più da sola a sorreggere la pellicola, che frana in una seconda
parte prolissa e farraginosa.
“Un'altra giovinezza”, seppur non riuscito, rispecchia fedelmente
l'anima del suo creatore, e come egli rappresenta un qualcosa di
strabordante, che finisce per perdersi dietro alle troppe fascinazioni
che vorrebbe mostrare al pubblico. Preciso ed affascinante nella prima
parte, il film si perde invece nella seconda, rivelandosi discontinuo
nella narrazione e troppo pretenzioso nella messa in scena.
Probabilmente lo stesso Coppola non si è accorto dell'ampiezza contenuta
del progetto, e non è riuscito ad adattare sé stesso e la storia ad una
forma più “piccola” che sarebbe stata decisamente più consona. Della
proiezione odierna rimangono comunque l'emozione ed il privilegio di
aver visto di nuovo al cinema un lavoro di Francis Ford Coppola.