

The Grey

L'aereo su cui viaggia un gruppo di lavoratori di un oleodotto precipita in una zona sperduta dell'Alaska. I pochi sopravvissuti, tra i quali il protagonista Ottway, si ritrovano a dover lottare non solo contro la rigidità del clima e un ambiente a loro ostile, ma soprattutto contro un branco di famelici lupi. Le forze e le risorse a loro disposizione si esauriscono in fretta e i superstiti, con a capo Ottway, decidono di abbandonare il luogo dello schianto per cercare di salvare le loro vite, intraprendendo un viaggio attraverso l'infinita distesa di neve e ghiaccio dell'estremo nord che si rivelerà una frenetica lotta contro il tempo, la natura selvaggia, braccati dai più spietati abitanti di quelle terre desolate.

Entrare in sala con il malcelato timore di assistere all'ennesimo action-revenge che Liam Neeson ama sfornare negli ultimi tempi - tipo "Io vi troverò" o "Unknown - Senza identità" (recensione) - e, invece, ritrovarsi davanti a un dramma scritto, diretto e interpretato con partecipazione e potentissima presa emotiva.
Quest'ultima, non nuovissima rappresentazione dell'archetipo narrativo
dell'uomo che sfida la natura selvaggia e ostile poteva essere
sviluppata come un semplice e superficiale film d'azione, e invece fin
dalle primissime inquadrature si capisce che si tratta di tutt'altro.
Quello che emerge pian piano è una riflessione sulla condizione
umana ferita, dove l'ostacolo esterno al protagonista è perfettamente
calibrato per essere metafora elegante e angosciosa della sua condizione
interna. La costruzione piscologica del protagonista Ottway è
precisa, ottimamente scandita, e quando la sua disperazione si tramuta
in lotta estrema per la sopravvivenza il personaggio assume un contorno
di umanità comune che lo rende eroico. Intorno a un Liam Neeson davvero convincente, finalmente memore di essere anche un attore di sottigliezze e quieta bravura, un cast pressoché tutto al maschile formato tra gli altri dagli efficacissimi Dermot Mulroney e Frank Grillo.
Dal punto di vista della messa in scena "The Grey" è un film incredibilmente compatto e coerente. Joe Carnahan concede pochissimo al facile spettacolo e invece mette in scena i
desolati ambienti naturali lasciando che esprimano tutto il senso
d'inquietudine e di desolazione che posseggono. La montagna innevata e i
suoi pericoli non erano così spaventosi dai tempi de "La morte sospesa" di Kevin McDonald.
La progressione drammatica con cui i sopravvissuti al disastro aereo
affrontano il viaggio durissimo verso una salvezza lontana è
perfettamente scandita, e funziona sia come sceneggiatura di genere che
come ritratto drammatico di caratteri tra loro diversi e costretti a
qualcosa più grande e doloroso di loro.
Tratto dal racconto breve "Ghost Walkers" di Ian Mackenzie Jeffers, che ha scritto il film insieme a Carnahan, "The
Grey" è un film disperato e toccante, che conduce lo spettatore in un
percorso emozionante fino al poetico e bellissimo finale.
All'interno di quel tipo di cinema che tenta di trovare un equilibrio
tra prodotto destinato al grande pubblico e opera personale – sia a
livello estetico che contenutistico – Joe Carnahan ha realizzato uno dei
migliori lungometraggi da parecchio tempo a questa parte.
di Adriano Ercolani