The Fighter
La potente storia vera del pugile professionista Micky Ward e del suo fratellastro Dickie. Le loro carriere prendono dei corsi molto diversi. Dickie non soffre per mancanza di talento o confidenza, ma per la sua mancanza di giudizio e di umiltà che lo porta sulla strada della auto-distruzione. Dopo aver combattuto contro uno dei più grandi pugili della sua generazione, Dickie discende in una strada pericolosa di dipendenza alla droga che lo priva della sua carriera, estranea il fratello e lo porta in prigione. Nel frattempo il più giovane Micky scoraggiato da una nuova sconfitta, il cui talento non sembra mai essere alla pari con la grandezza del suo cuore, sparisce nel ritiro prematuro. Ma la voglia di combattere non se ne va e quando un riabilitato Dickie viene rilasciato dalla prigione e diventa il nuovo allenatore di Micky, che da perdente si trasforma in un campione mondiale del pugilato.
Dopo aver visto il nuovo lungometraggio diretto da David O. Russell, ispirato alla vera storia del pugile Micky Ward, viene immediatamente il dubbio che i fratelli Weinstein,
produttori della pellicola, siano riusciti in qualche modo ad
ingabbiare lo spirito scorbutico e la poetica visiva del cineasta. Questo
suo nuovo lavoro, infatt,i fin dalle primissime scene sembra essere
esplicitamente stato concepito per andare totalmente incontro al
piacere del pubblico, e quindi rilanciare la carriera di un regista che
era quasi totalmente caduto nel dimenticatoio, ostracizzato dall'establishment hollywoodiano soprattutto a causa del suo carattere poco accondiscendente (eufemismo…).
Sia ben chiaro, “The Fighter”
è un film costruito con solidità e diretto con mano sicura - anche se
i veri guizzi di regia inventiva Russell li ha dimostrati ben altrove…
- ma alla fine più che presentarsi come un film robusto non riesce.
L'elemento che probabilmente si rivela più retorico dell'intera produzione è la sceneggiatura, scritta tra gli altri da quello Scott Silver che in precedenza aveva realizzato lo script del bellissimo “8 Mile”.
La trama principale che riguarda i rapporti famigliari di Micky Ward
viene tratteggiata in maniera finemente problematica nella prima parte
per poi essere risolta in modo piuttosto scontato in quella finale. Lo
stesso dicasi per l'evoluzione della vicenda sportiva del pugile, che
segue quella di molti atleti portati sul grande schermo in passato con
maggiore forza emotiva.
“The Fighter” prende come modello indiscusso il “Rocky”,
e ne ricalca ambientazione, estrazione sociale del protagonista,
microcosmo “povero” ma molto coeso. Difficile non vedere il mitico
personaggio di Sylvester Stallone in filigrana dietro quello interpretato da Mark Wahlberg.
Anche il cast di interpreti è assolutamente competente ma in nessuno degli attori veramente straordinario: su tutti in Christian Bale
febbrile, emaciato, convincente. Però anche la sua prova d'attore,
indubbiamente valevole, è esplicitamente figlia di quel “metodo” che la
rende istrionica. Bale ha vinto la statuetta, ma a nostro avviso lo
avrebbe meritato maggiormente il magnifico e sottile John Hawkes di "Un gelido inverno". Vincitore di due statuette, "The Fighter"
è un film decisamente sopravvalutato, senza dubbio realizzato con
lucidità e professionalità, ma difficilmente capace di proporre
qualcosa di nuovo rispetto al precedente cinema che aveva come
protagoniste figure di boxer.